Le telefonate partivano da call center localizzati in Italia e all’estero. Le vittime erano anziani, persone sole alle quali veniva detto che qualche parente aveva avuto un incidente o si trovava in grande difficolta’. E così partiva la truffa e gli anziani pur di ‘salvare’ il loro congiunto davano soldi, gioielli, finanche la fede nuziale del marito o della moglie morti. Un’azienda del crimine che riusciva a fruttare in alcuni casi anche 200mila euro a settimana e che era sotto la regia del clan Contini. C’è tutto questi dietro le ordinanze, oltre 50, scattate oggi in tutta Italia. Una rete che non fa capo al crimine occasionale ma a una sorta di settore di specializzazione della camorra, dell’Alleanza di Secondigliano e del clan Contini. I truffatori parlavano in italiano ma anche in spagnolo, in inglese. Voci persuasive, personaggi ben vestiti, schede telefoniche che venivano utilizzate un solo giorno e poi venivano buttate. Una indagine partita nel 2015 su singoli episodi che poi si è scoperto facevano parte di un’unica regia del clan.
A 17 degli indagati contestata anche l’aggravante della transnazionalità. All’operazione partecipano anche i carabinieri di Bergamo e gli agenti della squadra mobile di Genova, che si sono occupati di alcuni singoli episodi di truffa. I 51 sono tutti italiani, di cui 13 destinatari di custodia cautelare in carcere, 24 degli arresti domiciliari e 14 dell’obbligo presentazione alla polizia giudiziaria. L’indagine ha riguardato complessivamente 82 indagati. Oltre i 51 soggetti destinatari dei provvedimenti cautelari, sono state infatti denunciate altre 31 persone, a cui è stato notificato l’avviso di conclusione indagine, contestualmente all’esecuzione delle misure. Gli 81 sono ritenuti a vario titolo responsabili del reato di associazione per delinquere ex 416 c.p., finalizzata alla commissione di più delitti di truffa aggravata in danno di persone anziane, con l’aggravante mafiosa per 14 di loro, ovvero della finalità di favorire il clan camorristico Contini, articolazione della potente Alleanza di Secondigliano operante nei quartieri napoletani Vasto, Arenaccia, San Giovannello e Borgo Sant’Antonio Abate, e con l’aggravante per 17 di loro della transnazionalità, aggravante contestata a 17 indagati, nei confronti di 6 di questi è stata contestata anche l’aggravante di aver agevolato l’attività dell’associazione mafiosa.L’attività nasce da un impegno investigativo, avviato nel febbraio 2016 dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, a fronte di un verticale aumento dei delitti, in particolare truffe ai danni di anziani, per la cui commissione non di rado i malfattori ricorrevano alla figura del Carabiniere. L’obiettivo dell’indagine condiviso con la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, è stato quello di comprenderne a fondo organizzazione, meccanismi di funzionamento e referenti di una articolata associazione criminosa.Veniva avviata dalla Procura distrettuale partenopea un’indagine relativa alle truffe in cui le vittime vengono circuite telefonicamente dagli indagati che, fingendosi assicuratore, avvocato o carabiniere (il telefonista), comunicano che un familiare ha provocato un grave incidente stradale e che, per consentirne il rilascio da una caserma dei carabinieri, è necessario consegnare denaro o altri valori, in seguito prelevati da un complice (l’operativo sul territorio) presso il domicilio delle vittime. Le indagini hanno consentito di fotografare il fenomeno criminale, di cui sono stati disvelati regia, ruoli, funzioni, basi, modalità organizzative ed esecutive e collegamenti. È stato infatti accertato che queste attività delittuose sono organizzate e/o sono collegate alla zona di Napoli corrispondente ai quartieri Vasto, Arenaccia, San Giovannello e Borgo Sant’Antonio Abate, dove è attiva una stabile associazione criminale che utilizza come luogo di ritrovo un club di Piazza Santa Maria della Fede, quello che gli stessi sodali chiamano ‘il covo’. L’organizzazione coinvolge un numero elevatissimo di persone e sotto la sua egida operano più batterie, operanti anche dalla Spagna, saldamente collegate al clan ‘Contini’. L’interesse per questa attività criminale deriva dai rilevanti guadagni che è capace di garantire, a fronte di rischi bassissimi. Le indagini hanno consentito anche di individuare una gioielleria di Napoli, sottoposta a sequestro preventivo, in cui venivano ricettati molti dei preziosi asportati, e di dimostrare lo stretto collegamento del titolare con il clan ‘Contini’. A formare il quadro indiziario posto a fondamento dell’ordinanza giudiziale, hanno contribuito significativamente anche gli esiti delle investigazioni dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bergamo e della Squadra Mobile di Genova, che si sono occupati di specifici episodi di truffa. Nel corso delle indagini, sono state ricostruite centinaia di episodi di truffa tentata o consumata realizzati in tutta Italia. Le indagini sono ancora in corso, pertanto si invitano i cittadini rimasti vittima delle truffe a denunciarle tempestivamente alle forze dell’ordine.
Articolo pubblicato il giorno 8 Novembre 2019 - 13:18