La Camera Penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in collaborazione con il Consiglio dell’Ordine, con l’Università “Luigi Vanvitelli”, Dipartimento di Giurisprudenza e con il Patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Santa Maria Capua Vetere, ha organizzato per il prossimo 22 novembre, con inizio alle ore 15,00 presso l’Aula D’Antona di Palazzo Melzi, la presentazione ufficiale del libro “Le ragioni del boia”, dell’avvocato penalista sammaritano Giuseppe Garofalo.
Porgeranno i saluti: Lorenzo Chieffi, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi “Luigi Vanvitelli”; Antonio Mirra, sindaco della città di Santa Maria Capua Vetere; Adolfo Russo, presidente dell’Ordine degli avvocati; Francesco Saverio Petrillo, presidente della Camera Penale.
Ne parleranno con l’Autore: Carlo Taormina, dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”; Alessandro D’Alessio, Sostituto Procuratore presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli; Mariano Menna, Ordinario di Procedura Penale dell’Università “Luigi Vanvitelli”. Modererà, Ugo Clemente, Direttore Editoriale di “Cronache di Napoli” e “Cronache di Caserta”. Agli avvocati partecipanti saranno riconosciuti tre crediti formativi.
Il libro narra la storia vera di uno degli avvocati più illustri della città di Napoli si ritrova ai piedi del patibolo, condotto col cannale al collo, come una bestia da macello, pronto ad essere messo a morte in uno dei secolari teatri della giustizia, dalla scure del boia.
Giudici, accusatori, vittime e regnanti, tutti sembrano essere nell’atto di recitare una tragedia invece che presenziare ad un processo di pena capitale. La scena teatrale non manca, Castel Capuano e Piazza Mercato sono solo tra le più citate scenografie davanti alle quali i sanguinosi atti di governo si consumano. È una narrazione fatta di processi giudiziari che si svolgono a cavallo tra il XVIII e XIX secolo nella Napoli borbonica, e i cui protagonisti sono vittime e colpevoli, non tanto di ciò di cui vengono accusati, quanto della giustizia che processa se stessa.
La giustizia qui mirabilmente dipinta è quella delle leggi soggette ad interpretazione, dettata dall’arbitrio dei giudici, di una legalità fatta di concetti precettistici che sono incompatibili con la ben diversa realtà dei tribunali e del patibolo. Se i fantasmi che popolano quegli scenari di ferocia potessero parlare, reclamerebbero il coraggio difensivo mancato, l’azione individuale di uomini che hanno azzerato ogni credibilità nella giustizia, che li hanno infilati nella veste dell’infamia e mandati a morire.
L’autore con estrema abilità riesce a condurre il lettore nei meandri della giurisdizione, mostrandone il lato umano, crudele e privo di quella logica incisa nei libri, che raramente è presente nelle aule dei tribunali.
La narrazione offre un ampio panorama della scena giudiziaria napoletana, assoluta protagonista nei primi decenni dell’800, attraverso la testimonianza di colui che ha vissuto in prima persona tutti i più importanti processi. Il testo è esaustivo nel suo sviluppo e presenta una visione tecnico-giuridica dei fatti narrati e realmente accaduti.
L’Autore, Giuseppe Garofalo, noto penalista, è stato prima allievo, poi condifensore e contraddittore in vari importanti processi del professor Alfredo De Marsico che, in un eclatante processo lo definì “geometrico nella sapiente costruzione delle sue tesi”.
Carlo Levi, presente invece al processo per l’omicidio del sindacalista Salvatore Carnevale ad opera della mafia, rimesso per legittima suspicione alla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere, ne apprezzò e lodò la condotta difensiva. Levi gli confidò che era lì anche per verificare se gli accusati erano così come glieli aveva descritti la madre della vittima e che lui aveva riportato nel suo celebre libro “Le parole sono pietre”.
Studioso di storia giudiziaria ha scritto tre libri di successo:“Teatro di Giustizia”. E’ la storia di un prete, Cesare Riccardi, uccisore di un nobile per motivo di donne. Indignato per la procedura ingiusta nei suoi confronti, diventò il capo indiscusso della delinquenza organizzata di tutto il regno.“L’Empia Bilancia”. Narra le disavventure di Gaspare Starace, cassiere maggiore del Banco dello Spirito Santo, condannato a morte per spaccio di monete d’oro tosate. Una condanna non eseguita perché ritenuta ingiusta e non revocata per viltà. Fu lasciato morire in carcere in attesa che il “Raglio dell ‘Asino” (l’istanza del condannato) raggiungesse il cielo.“La Seconda Guerra Napoletana alla Camorra”. E’ la rivisitazione del processo Cuocolo, celebrato a Viterbo per legittima suspicione. Divenne il processo alla camorra e alla città di Napoli.
La pubblicazione è stata curata dal cronista giudiziario Ferdinando Terlizzi, per conto dell’Editore Pietro Graus di Napoli.
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