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Fondazione Sassi, Santochirico: ‘Non perdere un’altra occasione’

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Conserveremo a lungo le immagini dei filmati che dalle prime ore del mattino del 12 novembre di via Buozzi, trasformata in un impetuoso torrente, o del Ponticello su via Lombardi diventato cascata.

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Nei giorni successivi tanti amici da molte parti d’Italia hanno chiamato o inviato messaggi per chiedere cosa fosse successo, in quale situazione si versasse, quanti e quali danni il nubifragio avesse causato.

Non limitiamoci a dire “pericolo scampato”, archiviando superficialmente problemi e implicazioni che quelle immagini evocano.

Tornammo a lanciare l’allarme nell’ottobre scorso, quando l’incauta organizzazione di una gara di parkour aveva disseminato di free runners tetti, muretti, terrazze dei Sassi.

Lo avevamo già fatto nel dicembre scorso, quando con la cattedra Unesco dell’Unibas discutemmo per due giorni sul sostanziale abbandono di ogni attività di monitoraggio, studio, cura, programmazione, investimento, intervento sui Sassi e proponemmo la costituzione dell’Osservatorio.

Quella riflessione collettiva sarà disponibile a breve in un volume, “SASSI PATRIMONIO COMUNE. Per una nuova stagione”, e la presentazione sarà un altro momento per rianimare il dibattito pubblico.

Ma sin da ora, a ridosso dello shock che le immagini del 12 novembre hanno provocato, possono indicarsi alcune esigenze impellenti, che vadano oltre la dichiarazione dello stato di emergenza.

In primo luogo pensare ad un organico piano di manutenzione delle urbanizzazioni (strade, fogne, acque bianche, illuminazione), necessario e urgente per il modificato assetto urbanistico della città sul Piano, il reinsediamento e riuso dei Sassi, la nuova, diffusa e accresciuta fruizione degli antichi rioni.

Invero, scrivendo un pamphlet a fine 2014, a ridosso dell’assegnazione del titolo di Capitale Europea della Cultura, dopo aver annotato che attività ed eventi del 2019 non sarebbero stati replicabili negli stessi termini negli anni successivi e che la migliore conservazione e fruizione dei Sassi sarebbero stati decisivi per la stabilizzazione degli accresciuti flussi turistici, avvertivo che “uno dei primi e immediati passi da fare sarebbe la messa a punto di un piano organico di manutenzione e gestione dei Sassi” e che la designazione Ecoc dava “la forza e l’occasione per richiedere allo Stato un impegno straordinario per completare il recupero dei Sassi” (Matera Capodanno 2020, pp 25-26).

Purtroppo, a fine 2019, non possiamo che annotare con rammarico che quest’occasione non l’abbiamo colta, ma sarebbe diabolico perdere anche questa, rinunciando a fare tale piano e chiedere al Governo di rifinanziare la legge 771/86, almeno per la parte pubblica.

Oltre la contingenza, però, occorre monitorare, conoscere, conservare e tutelare ordinariamente i Sassi. Guai, però, a rimanere prigionieri di una logica emergenziale e per fare ciò bisogna con rapidità e qualità ricostruire un centro di competenza dedicato al capitale di questa città, cioè l’Ufficio Sassi, superficialmente e colpevolmente desertificato negli anni scorsi.

La presentazione del volume “Sassi patrimonio comune”, la costituzione a dicembre dell’Osservatorio sui Sassi, il nuovo piano di gestione del sito Unesco, saranno momenti importanti per restituire ai Sassi l’attenzione e la cura che meritano non solo per il passato, ma anche per il futuro della città.


Articolo pubblicato il giorno 20 Novembre 2019 - 13:15


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