Foto archivio
Napoli. Negata la possibilità, a un detenuto 35enne, di recarsi dal padre in fin di vita. E’ quanto denunciano Samuele Ciambriello, garante regionale dei diritti dei detenuti della Campania, ed Emilio Enzo Quintieri, già consigliere nazionale dei Radicali Italiani, che riferiscono del caso di un detenuto campano, C.B., 35 anni, ristretto nel carcere di Cosenza. L’uomo, ricevuta la notizia che il padre versava in imminente pericolo di vita a causa di un incidente, aveva ricevuto un permesso di necessità dal magistrato di sorveglianza di Cosenza, Silvana Ferriero, per recarsi dal proprio genitore, scortato dalla Polizia penitenziaria. Ciambriello e Quintieri spiegano che “non appena l’ok del giudice è arrivato alla Casa Circondariale di Cosenza, il personale del Nucleo Traduzioni della Polizia penitenziaria ha provveduto a dare esecuzione immediata al provvedimento, traducendo in data 23 ottobre 2019 il detenuto presso la Casa Circondariale di Napoli Secondigliano, dopo aver ricevuto disposizioni in tal senso dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia. Inspiegabilmente, su ordine del Dap, il detenuto veniva fermato a Secondigliano e non condotto immediatamente al capezzale del padre morente”. Giunto al carcere di Secondigliano, C.B. avrebbe dovuto essere accompagnato all’abitazione del padre, ma, raccontano Ciambriello e Quintieri, “la traduzione non è stata effettuata né lo stesso giorno né nei giorni successivi, nonostante le numerose sollecitazioni effettuate sia dai familiari che dai difensori. Qualche giorno dopo, mentre stava ancora sperando di essere accompagnato a casa, il suo difensore, evidentemente credendo che fosse già a conoscenza della triste notizia, si è recato in carcere a fargli le condoglianze ma nessuno, sino a quel momento, gli aveva comunicato alcunché. Soltanto dopo il decesso, lunedì 28 ottobre, C.B. ha avuto la possibilità di recarsi al funerale del padre”. Il garante dei detenuti della Campania riferisce che “stando a quanto riferito al detenuto, ai suoi familiari e ai difensori, l’amministrazione penitenziaria, nei diversi giorni trascorsi presso la Casa Circondariale di Napoli Secondigliano, non avrebbe potuto effettuare la traduzione adducendo, come per altri casi analoghi, la mancanza di personale e di mezzi”. Ciambriello e Quintieri ricordano che “le regole penitenziarie europee emanate dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa stabiliscono che ‘le condizioni detentive che violano i diritti umani del detenuto non possono essere giustificate dalla mancanza di risorse’. La violazione per difetto di risorse economiche, di personale o di mezzi dei diritti fondamentali dei detenuti e degli internati non può essere addotta quale valida giustificazione alla elusione degli stessi. Le giustificazioni fornite non possono essere tollerate, non è possibile che nel 2019 l’amministrazione penitenziaria non riesca a dare immediata esecuzione ai provvedimenti della Magistratura di sorveglianza per mancanza di fondi”, concludono.
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