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Camorra: ‘Ringrazia a me se sei vivo e non morto…’, il boss Ciro Mauro incastrato da una cimice che aveva in casa

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La base logistica per tutte le decisioni era nella parte alta del rione Sanità a Napoli, la zona soprannominata dei Miracoli, un dedalo di vicoli che si fanno sempre più stretti fino a diventare impercorribili. Ma boss e affiliati del clan Mauro la conoscevano bene, e quando uscivano da quel labirinto, lo facevano per spacciare, per chiedere il ‘pizzo’ e per imporre le estorsioni ai commercianti della parte bassa del quartiere che era diviso tra piu’ clan e che per anni, come scrive il gip del tribunale di Napoli, Luca Battinieri, “e’ stata una polveriera pronta a esplodere”. Diciannove arresti, e altri venti indagati a piede libero per una inchiesta che stronca la cosca che più di tutte ha fatto “una girandola di alleanze in tre anni dalla fine del 2013 ad oggi per la gestione della Sanità – scrive il magistrato che ha firmato l’ordinanza – anni di continui fermenti che alternano in maniera ciclica effimeri accordi a mortali contrapposizioni armate”. I Mauro erano prima alleati dei Lo Russo e degli Esposito-Genidoni. Poi dei Sequino, poi contrapposti ad essi e in accordo con i Vastarella. Tutto questo ha provocato enorme instabilità e le tantissime ‘stese’, i raid intimidatori con spari in aria. Molti degli arresti compiuti oggi sono legati proprio a contestazioni di questo reato. Nella casa di Ciro Mauro, boss incontrastato del clan, era stata sistemata una microspia, perché era li’ che si prendevano le decisioni e li’ che venivano portate le vittime di estorsione. “Dicesti dopo Natale e Natale e’ passato. Già ti sto facendo uno sconto e adesso devi portare i 1.500 euro”, disse il capo clan a un commerciante mai identificato ma che poi si è piegato. La cosca intimidiva anche per vendetta, come quando nel maggio del 2016 in due incendiarono un bar dei Vergini per intimidire due dipendenti, moglie e figlio di un affiliato al clan Sequino.

Taglieggiava commercianti e piccoli imprenditori del Rione Sanità il clan Mauro, anche se l’azienda era in difficolta’: la circostanza emerge dall’ordinanza. In una intercettazione agli atti, captata nell’abitazione del boss Ciro Mauro, alcuni dei destinatari delle misure cautelari (Salvatore Marfé, Biagio D’Alterio e il boss Ciro Mauro) cercano, senza riuscirci, di imporre il “pizzo” al titolare di un’azienda: “Siamo andati da Sasà… l’azienda… che non sta lavorando, comunque gli dicemmo che non vogliamo sapere niente e di non andare sopra da Ciruzz come ha fatto l’altra volta perché poi facciamo le tarantelle”. Nei confronti di un imprenditore che si occupava di intermediazione nel settore dell’arredo, originario di Rione Sanità, dove peraltro viveva, la richiesta di pizzo si aggirava intorno ad alcune decine di migliaia di euro. La sorte di chi si mostrava reticente, comunque, non era rosea: una delle vittime, infatti, viene presa a colpi di casco dopo essere stata sorpresa in strada all’alba. La richiesta iniziale formulata dal clan era di 20mila euro e l’uomo viene obbligato da due sgherri ad andare dal boss (“devi venire sopra, ti vuole lo zio Ciro”, gli dicono). A casa del capoclan all’uomo viene detto: “ringrazia a me (Carlo Fiorito, uno degli arrestati) che sei ancora vivo e non morto, ci devi portare 20mila euro, poi, dopo la consegna di spiegherò il motivo di quella richiesta… non chiedere aiuto a nessuno perché nessuno ti puç aiutare”. La cifra viene poi dimezzata e l’uomo ne versa solo mille, in acconto, con la promessa di versare entro pochi giorni i restanti 9mila. I carabinieri hanno documentato anche numerose “stese” (raid intimidatori con colpi di pistola sparati in strada all’impazzata) che hanno caratterizzato i momenti di maggiore fibrillazione con gli altri clan del territorio con i quali i rapporti erano altalenanti (Sequino, Vastarelle, Savarese, Esposito-Genidoni). In sostanza, però, nell’ultimo periodo era proprio il clan Mauro a gestire gli affari illeciti (tra i quali figura anche lo spaccio delle sostanze stupefacenti) nel Rione Sanità, visto che il clan Vastarella e’ stato sgominato dalle forze dell’ordine e dalla magistratura nel 2018, mentre i Sequino, tra il 2018-2019.


Articolo pubblicato il giorno 27 Novembre 2019 - 06:36
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