In Cagliosa risuona la lingua di strada, il napoletano contemporaneo, un dialetto spurio e ricco di neologismi, espressioni idiomatiche, tic verbali e contaminazioni lontane dagli stilemi classici della letteratura partenopea e dalle sistemazioni lessicali proprie dei riadattamenti teatrali e cinematografiche. Il romanzo parla della periferia est di Napoli e della zona vesuviana, di un gruppo di ragazzi senza particolare talento che giocano a calcio in una squadretta dilettante iscritta al girone C della Terza Categoria provinciale. Il protagonista è Giovanni Croce detto Vangò, un ladruncolo che scorrazza per le vie di Ponticelli in cerca di scooter da rubare, e che nel tempo libero si dedica con scarso entusiasmo al ruolo di attaccante centrale. La vita di Giovanni sembra arresa all’abbrutimento e alla disperazione di chi già sa di non poter mai combinare nulla di buono. Tutte le persone che gli stanno intorno, parenti, compagni di squadra e avversari, agiscono ispirati da inutile crudeltà e chiassosa ottusità. Arriva però il momento in cui Giovanni immagina una possibilità di fuga dalla sua prigione esistenziale: s’innamora di una giornalista sportiva, così diversa, così più emancipata e costumata, dei suoi soliti referenti. Intanto prosegue il campionato della squadraccia di Vangò, tra brutte figure, pessimi esempi di slealtà e antisportività, risse e violenze gratuite. Attraverso il racconto delle ventidue partite del campionato, conosciamo a fondo Giovanni con tutti i suoi tormenti, e poi i suoi compagni, ognuno minato nell’animo da un grave disagio o da un evidente difetto morale.
Articolo pubblicato il giorno 29 Novembre 2019 - 13:49