Dal Direttore Generale del Grande Progetto, il Generale Mauro Cipolletta, al Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei Massimo Osanna, agli architetti e agli ingegneri che hanno coordinato ogni segmento del lavoro, l’intero team interdisciplinare che ha messo in sicurezza il sito archeologico di Pompei, ha raccontato i lavori svolti dal 2017 per oltre 60 milioni già spesi nei cantieri già chiusi.
L’intervento si è reso particolarmente necessario in seguito al crollo della Schola Armaturarum del 6 novembre 2010, all’aggiornamento della Carta del rischio del 2011, alla presa d’atto della situazione di dissesto idrogeologico diffuso dopo le consistenti piogge nel 2014, e tenuto conto dell’apporto disastroso delle oltre 160 bombe sganciate sul sito o nei suoi pressi durante la seconda guerra mondiale e dei terremoti. I lavori, cominciati nel 2017, dovrebbero arrivare a conclusione nel 2020.
La parola d’ordine è comunicazione, ultimo anello di una catena di azioni come anamnesi, diagnosi, terapia, che partono dalla ricerca. Ciò ha posto in essere un approccio multidisciplinare che ha permesso di tornare a scavare con tecniche moderne e tecnologia avanzata, per esempio nella Regio Quinta, lasciata dalla fine dell’800 semi-scavata. Una trentina di restauri sono ancora in corso.
L’altra novità è che il lavoro è quotidiano, viene programmato e poi documentato. Ciò significa che in futuro non dovrà essere decifrato dall’apparato murario. I tecnici presenti, gli architetti Annamaria Mauro, Gianluca Vitagliano, Bruno De Nigris e Arianna Spinosa, gli archeologi Marialaura Iadanza e Alberta Martellone, l’ingegnere Vincenzo Calvanese, sono stati in grado di presentare i risultati ottenuti. Le linee di ricerca e quindi la filosofia del progetto, hanno considerato il problema complesso, ma non complicato, formato da una serie di problemi.
Dalla rinascita di Pompei a Romagna Empire. Gli itinerari alla scoperta delle tracce e dei segni della Storia in tutta la Romagna, i grandi eventi dedicati al turismo storico del 2020, il progetto europeo Hercultour che ha dato nuove risorse ai Visitor Center e ha introdotto il nuovo paradigma dell’interpretazione del patrimonio archeologico: in Romagna la storia antica sta diventando sempre più un prodotto turistico, che risponde al nome di Romagna Empire.
Per far conoscere al meglio questa nuova ‘experience’ da vivere sul territorio, Visit Romagna – l’ente pubblico che unisce la promozione turistica delle province di Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini – partecipa alla Borsa con un proprio stand: il progetto Romagna Empire questa mattina è stato protagonista del ciclo ArcheoIncontri, promosso da BMTA stessa, con la conferenza “Romagna Empire. Il piacere del viaggio sulle tracce della storia”, durante la quale sono intervenuti la Direttrice di Visit Romagna Chiara Astolfi, il Direttore di Ravennantica Sergio Fioravanti e l’Assessore al Turismo del Comune di Comacchio Riccardo Pattuelli.
Al centro della presentazione, la proposta commerciale degli operatori del territorio: il cuore dell’offerta sono i pacchetti impostati sulle 48 e 72 ore di permanenza, dedicati ai gruppi organizzati e alle scuole, che permettono di esplorare la Romagna seguendo i grandi itinerari della storia.
Solo in Romagna, per esempio, si può ripercorrere idealmente la parabola dell’Impero Romano tra Rimini e Savignano sul Rubicone, visitando il ponte sacro confine attraversato da Cesare e la piazza dove pronunciò ai suoi legionari lo storico incitamento “Il Dado è tratto”, e Ravenna, città tre volte capitale, sia dell’Impero d’Occidente prima della caduta, poi del Regno degli Ostrogoti e infine dell’Esarcato Bizantino.
Saranno diffusi domani in occasione della Conferenza “Turismo archeologico, parchi e piccoli comuni di qualità” a cura del Touring Club Italiano (Sala Nettuno ore 11.30 · 13.30) alcuni dati sui flussi turistici nazionali: in Italia sono 4.976 i luoghi della cultura aperti al pubblico, un quadro alquanto variegato che comprende 282 parchi e aree archeologici, 613 musei archeologici e 38 monumenti archeologici per un totale di 933, corrispondenti al 19% dell’intera offerta nazionale. Il 41% si trova al Sud, dato che dimostra il primato dell’Italia meridionale in tema di archeologia.
Il Premio Antonella Fiammenghi 2019 è stato assegnato a Martina De Giuseppe per la tesi di laurea in “Scienze Archeologiche” su “Archeologia Pubblica: percorsi di musealizzazione e fruizione delle aree archeologiche”, conseguita alla Sapienza Università di Roma.
Promossa e sostenutada Regione Campania, Città di Capaccio Paestum, Parco Archeologico di Paestum, ideata e organizzata dalla Leader srlcon la direzione di Ugo Picarelli, la XXII BMTA è in programma fino a domenica 17 novembre 2019 presso il Centro Espositivo Savoy Hotel, la Basilica, il Museo Nazionale, il Parco Archeologico.
Articolo pubblicato il giorno 17 Novembre 2019 - 17:24