“Abbbiamo pagato un prezzo altissimo, ma la professionalità dei colleghi di Trieste ha impedito che la dimensione della tragedia fosse molto più ampia”. Lo afferma il capo della Polizia, Franco Gabrielli, in un colloquio con il Corriere della Sera in cui plaude all’operato degli agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, uccisi venerdì scorso in Questura a Trieste dal dominicano Alejandro Meran. Una “vicenda assurda”, la definisce. Gabrielli fa notare: “L’assassino aveva due pistole in mano. A 150 metri dalla questura c’è piazza dell’Unità d’Italia e se l’avesse raggiunta avremmo pagato un prezzo più alto”. E sull’ipotetico difetto delle fondine, segnalato dal sindacato di polizia Sap, precisa che “non c’è correlazione” con l’episodio. Ma che il tema delle risorse e degli equipaggiamenti esiste, perché la polizia può contare su “finanziamenti schizofrenici”: “Abbiamo rigide regole sugli appalti, ma senza una dotazione economica certa come faccio programmazione?”. Parla di “imponderabile” Gabrielli. E ricorda il contesto: “Una persona che aveva rubato un motorino”.Il prefetto rivendica l’autonomia dalla politica: “Ho passato 15 mesi a spiegare che la Polizia non è salviniana o della mia cara amica e collega Lamorgese. È un’istituzione e se la lasciamo al riparo da queste etichettature facciamo un favore al Paese”
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