Figurano ben sette rappresentanti delle forze dell’ordine – due carabinieri, due finanzieri e tre poliziotti – nel lungo elenco di nominativi, 55 in tutto, per i quali la Procura di NAPOLI ha chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Romeo”, la presunta “cricca” che – secondo i sostituti procuratori Celeste Carrano, Francesco Raffaele e Henry John Woodcock – sarebbe stata messa in piedi dall’imprenditore Alfredo Romeo per condizionare l’assegnazione degli appalti pubblici e non solo. Lunga e’ anche la lista dei reati che gli inquirenti contestano, a vario titolo, a coloro per i quali hanno chiesto il processo, nella quale figurano, oltre la corruzione, il falso e il favoreggiamento, anche la frode nelle forniture pubbliche, l’accesso abusivo alle banche dati delle forze dell’ordine e la rivelazione di informazioni coperte da segreto investigativo. A fruirne maggiormente dei benefici derivanti dalla violazione di quest’ultimo reato sarebbe stato, secondo gli investigatori, l’attuale direttore dell’Asl NAPOLI 1 Ciro Verdoliva, all’epoca dei fatti direttore dell’Ufficio Tecnico e dell’Economato dell’ospedale Cardarelli. I finanzieri Biagio Castiello e Gennaro Silvestro, secondo i pm, in cambio di assunzioni, avrebbero fornito informazioni segrete a Verdoliva, anche relativamente all’indagine sul cosiddetto “Sistema Romeo” e, soprattutto, sulle infiltrazioni della camorra nell’appalto per le pulizie nell’ospedale Cardarelli. Al manager avrebbe pure riferito che erano state sistemate microspie presso l’abitazione di un boss del clan Lo Russo. Uno dei tre poliziotti coinvolti, Aniello Ippolito, avrebbe preso visione e si sarebbe anche appropriato di documenti inseriti in un fascicolo giudiziario riguardante il manager, mentre l’altro agente, Francesco D’Ambrosio gli avrebbe procurato invece informazioni su alcuni soggetti accedendo abusivamente alle banche dati delle forze dell’ordine. Il tutto, sempre secondo gli inquirenti, in cambio di favori per una ditta di un cugino di Ippolito e della promessa di una assunzione per D’Ambrosio. L’agente Elio Di Maro, invece, sempre accedendo alla banca dati SDI, aveva fornito a Verdoliva informazioni su un sindacalista con il quale aveva avuto un diverbio. Di rivelazione di segreto d’ufficio a beneficio del manager della sanita’ sono accusati anche i due carabinieri del Nas Sergio Di Stasio e Vincenzo Romano, sempre relativamente a informazioni su procedimenti giudiziari in corso. I pm hanno chiesto il giudizio anche per un dirigente del Ministero della Giustizia, Emanuele Caldarera, che in cambio della promessa dell’assunzione della figlia nella Romeo Gestioni avrebbe sbloccato i pagamenti delle fatture emesse sempre dalla Romeo Gestioni per i servizi di pulizia espletati nel Palazzo di Giustizia di NAPOLI, da tempo in hold a causa di presunte irregolarita’.
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