Era nell’Africa Meridionale, a sud del fiume Zambesi, la casa dei primi Homo Sapiens e lo e’ stata per 70.000 anni. Era un luogo lussureggiante e i cambiamenti climatici, avvenuti dopo quell’epoca, hanno aperto corridoi verdi verso altre regioni, innescando le migrazioni. La scoperta riscrive la storia iniziale dell’uomo moderno ed e’ stata possibile analizzando il Dna delle popolazioni che vivono oggi in quei luoghi. Pubblicato sulla rivista Nature, il risultato si deve ai ricercatori guidati da Vanessa Hayes, dell’australiano Garvan Institute of Medical Research e dell’universita’ di Sydney. Alla ricerca ha preso parte anche l’italiana Benedetta Baldi che lavora nello stesso istituto di Sidney. La scoperta e’ stata possibile analizzando il Dna che viene trasmesso solo dalla madre ed e’ presente nelle centraline energetiche delle cellule, chiamate mitocondri. Accumulando i cambiamenti nel corso delle generazioni, questo Dna permette di risalire alle nostre antenate. Si e’ risaliti cosi’ ai primi gruppi di uomini moderni, il cosiddetto lignaggio ‘L0′. Combinando l’epoca in cui e’ emerso il lignaggio L0 con la distribuzione geografica di queste popolazioni si e’ scoperto che 200.000 anni fa, il primo gruppo di Homo sapiens viveva a sud del bacino del fiume Zambesi dove c’era una vasta zona lussureggiante. Simulazioni al computer hanno dimostrato che cambiamenti climatici, dovuti all’oscillazione dell’asse terrestre che ha modificato l’incidenza delle radiazioni solari nell’emisfero australe, hanno aperto “corridoi” verdi nelle regioni precedentemente piu’ aride, portando le popolazioni a migrare prima verso nord-est, circa 130 mila anni fa, e poi verso sud-ovest, circa 110 mila anni fa.
Articolo pubblicato il giorno 28 Ottobre 2019 - 13:31