Romeo Gestioni è “serenamente certa di poter dimostrare la propria assoluta estraneità ad ogni accusa”. E’ quanto si legge in una nota della società, per la quale la Procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio insieme a 55 persone, tra le quali lo stesso Alfredo Romeo. Nella nota Romeo Gestioni interviene sugli “articoli apparsi sulla stampa sulla richiesta di rinvio a giudizio per 55 imputati coinvolti in un presunto ‘sistema Romeo’, che a distanza di oltre undici anni dalla prima evidenza di questa formula, e nonostante sentenze della Cassazione che ne negano l’esistenza, viene ancora usata per eccitare i mass media”. Nella nota si sottolinea che “l’accusa di associazione a delinquere è già stata precedentemente esclusa categoricamente e motivatamente dal Tribunale di Napoli in sede cautelare” e che “l’intero impianto accusatorio è costruito sull’ipotesi di una turbativa d’asta per l’assegnazione e aggiudicazione di appalti, mentre i fatti contestati non riguardano gare, né appalti, né assegnazioni di gare”. Inoltre, “a fronte di narrazioni e titolazioni pregiudizialmente colpevoliste, il dato oggettivo della notizia è che si è solo in una fase di richiesta di rinvio a giudizio, che sarà serenamente valutata dal gup Simona Cangiano il 6 dicembre prossimo. Non a caso si sottolinea il serenamente, in quanto agli atti risulta evidente l’abissale distanza tra i capi di imputazione della richiesta e i fatti oggettivamente contestati dai pm. Ragione per cui – conclude la nota – la scrivente società è altrettanto serenamente certa di poter dimostrare la propria assoluta estraneità ad ogni accusa”.
Una “enfasi mediatica” data alla notizia “inversamente proporzionale alla assoluta non-novità del fatto”. Così Romeo Gestioni in merito agli articoli apparsi oggi sulla stampa sulla richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura di Napoli per 55 imputati e una società, la stessa Romeo Gestioni, nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra Romeo e pubbliche amministrazioni. Nella nota, Romeo Gestioni ricorda che “si tratta di cose risapute dal febbraio del 2018, un anno e nove mesi, fatti per i quali è già in corso un processo per un azionista di questa società, Alfredo Romeo. Dal che il paradosso di un ‘parallelismo divergente’, con due procedimenti contemporanei e separati: al presunto corruttore da una parte e ai presunti corrotti dall’altra. A riprova forse – conclude la nota – che non è importante cogliere la verità, ma colpire nel mucchio e, con cento titoli di stampa, emettere una sentenza”.
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