Pompei. Un vibrante articolo è stato pubblicato pochi giorni fa, il 13 Ottobre scorso, da Il Manifesto, giornale storico di quella Sinistra italiana una volta d’avanguardia ma ormai al tramonto. Quel giornale è comunque capace di dare ancora qualche stimolo al corpo quasi esangue della Sinistra tradizionale. E su quel giornale una giornalista controcorrente ha avuto il coraggio di pubblicare un articolo dal titolo choc, ma molto significativo: Il sensazionalismo che uccide Pompei.
La giornalista è Valentina Porcheddu, non nuova a incursioni coraggiose nei più diversi segmenti della realtà del nostro Bel Paese. La Redazione del Giornale poi nel sottotitolo ha rincarato la dose. Ma ha anche concentrato sul bersaglio il tiro. Eccolo: Archeologia. Alcune riflessioni sulla macchina commerciale delle «scoperte». Facendo leva sull’eccezionalità dei reperti si cancellano i progressi della disciplina, riportandola al tempo in cui si andava a caccia di «tesori». Rimandiamo il lettore di Cronache della Campania al recente numero de Il Manifesto per non occupare ancora lo spazio che merita la Porcheddu.
Intanto però affermiamo che noi non possiamo che dirci d’accordo. Completamente d’accordo. Anche perché riteniamo che non sia altro che sia Iper-Realtà virtuale quella dagli annunci sensazionali di scoperte, che quasi sempre scoperte non sono. Basti osservare ad esempio che gli affreschi dei ludi gladatorii “scoperti” risultavano già chiaramente restaurati e ripuliti. E ciò emergeva dalle foto stesse degli affreschi con il Direttore del parco Archeologico posto in bella mostra. A quando risalga la scoperta quindi non si sa. Tale iper-Realtà a Pompei Scavi però fa da stridente contrasto con una quotidianità povera di idee gestionali dell’ordinario, al limite della sopportabilità. O, non volendo essere più cattivi, diciamo che Pompei propone una realtà quotidiana complessa, necessitante oltre che di comunicazione, anche di un impegno e una attenzione che vengono evidentemente a mancare se assorbiti dalla sovraesposizione massmediatica.
Proprio di chi invece dovrebbe rivolgere le proprie indubbie capacità di Apparire piuttosto all’Essere. E ciò lo auspichiamo nell’interesse stesso di Pompei. Cioè del sito archeologico più famoso del mondo occidentale, il quale non ha bisogno di storie manipolate ad arte di fattucchiere, di sesso improbabile al momento dell’eruzione, di teste decapitate da massi volanti, di nuova datazione stagionale della stessa eruzione in base a una data vergata a carboncino “da un buontempone”. E questa ultima è forse la più ri-discutibile delle altre boutades, sparate ad alzo zero per stupire. O per incentivare la visita a Pompei?
Ma di questo riparleremo con dati alla mano. Pompei intanto ha sopratutto bisogno di impegno quotidiano silente e fattivo. Ritorniamo dunque anche con questo nostro articolo alla quotidianità di Pompei ignorata colpevolmente. Se è vero come è vero quello che lamentano archeologi, tecnici e cittadini comuni sui tempi inaccettabilmente lunghi di evasione di pratiche tecnico amministrative ordinarie e straordinarie. Noi qui e ora ricordiamo quindi al Lettore l’ultimo nostro articolo dedicato a una giornata ordinaria di visita a Pompei Scavi. Abbiamo lasciato il Turista, Mister Qualunque – che abbiamo definito alla Totò anche “scognomato” – all’inizio della sua visita nel Foro Pompeiano.
La nostra scelta ovviamente non è stata casuale, perché negli ultimi anni il trend dei visitatori “alla spicciolata” – cioè dei tanti Mister Qualunque – va aumentando. E vince il confronto sui dati della crescita anche se rapportato all’altro trend dei turisti organizzati in gruppi – comunque con numeri assoluti più alti – provenienti da navi da crociera, alberghi, scuole e università.
Oggi noi di Cronache della Campania dunque iniziamo con il Turista qualunque il giro per la visita al Foro, che presenta più di una tappa obbligata dalle guide. Ma per chi le ha.
A cominciare dal Tempio di Giove che fu dedicato alla Triade capitolina dopo la conquista romana di Pompei antica nell’anno 89 d.C. ad opera di Lucio Cornelio Silla.
L’edificio consacrato a Zeus nel Foro era così diventato la struttura sacra più importante della città, superando per fama i vicini templi di Iside e di Apollo, più vecchi e radicati nella cultura osco-campana che connotava i Pompeiani, i quali continuarono a parlare l’Osco fino all’eruzione pliniana.
Ma ci fermiamo qui perché già ci stiamo avventurando verso notizie che non saranno mai fornite da alcuno al Turista qualunque. La assenza di comunicazione è totale per Mister Qualunque. Chi non è fornito di audioguida, oppure di guida in carne e ossa è out.
E, a Pompei, Mister Qualunque è senza scampo out.
Federico L.I. Federico
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