Sabato 5 ottobre al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stata scoperta una targa commemorativa dei 180 anni della Napoli – Portici, prima linea ferroviaria in Italia. Alle celebrazioni, che hanno avuto luogo nella piazza antistante la stazione di Portici, hanno preso parte Luigi Di Maio, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Paola De Micheli, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, e Gianfranco Battisti, Amministratore Delegato FS Italiane e Presidente Fondazione FS. Il Presidente Mattarella ha viaggiato a bordo dello storico treno presidenziale sulla linea che il 3 ottobre 1839 fu inaugurata dal re Ferdinando II di Borbone 22 anni prima dell’Unità d’Italia. Il tragitto di 7,5 chilometri che univa Napoli al Granatello fu percorso in 11 minuti da due convogli, ciascuno composto da 2 locomotive gemelle – la “Bayard” e la “Vesuvio” (progettate da Armand Joseph Bayard de la Vingtrie su prototipo dell’inglese George Stephenson) – un tender e nove vagoni in grado di ospitare oltre 250 persone. La prima ferrovia, realizzata in circa 3 anni, rientrava nell’ambizioso progetto per collegare la Capitale del Regno con Nocera e Castellammare, per estendersi poi fino a Salerno. Il tracciato cittadino della ferrovia partiva dall’attuale Corso Garibaldi – allora Via dei Fossi – tra Porta Nolana e Porta del Carmine, per svilupparsi sulla litoranea fino alla zona del porto del Granatello, a Portici, nei pressi dell’attuale stazione di Portici-Ercolano. Il treno presidenziale era inizialmente composto dalle 9 carrozze del treno reale di Casa Savoia, riconsegnate alle Ferrovie dello Stato fra il 1947 e il 1948 dalle Officine FS di Porta al Prato e di Voghera. Le carrozze, danneggiate durante la guerra, sono state restaurate negli anni Cinquanta ed equipaggiate con sistema di comunicazione gestito da una centrale telefonica installata sul convoglio. Nel corso degli anni, le vetture del treno presidenziale sono diventate 13, ma la composizione media variava, a seconda delle occasioni, fra le 7 e le 10 unità. Abbiamo intervistato Oreste Orvitti, Direttore dello straordinario Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa. Direttore, ci racconta del Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa considerato, giustamente, un’eccellenza internazionale? È vero. Oggi il Museo di Pietrarsa è tra i più importanti poli museali d’Europa e, nel suo genere, tra i più belli in tutto il mondo. Ed è diventato eccellenza internazionale grazie a chi lavora qui e s’innamora del proprio lavoro. Il merito è innanzitutto di Ferrovie dello Stato, che istituisce nel 2013 la Fondazione FS Italiane affidandole il compito di recuperare, tutelare e valorizzare l’immenso patrimonio storico delle Ferrovie con interventi mai realizzati prima. Con una paziente e laboriosa opera di ricerca, restauro, catalogazione e archiviazione, Fondazione FS è ora in grado di rendere fruibili reperti che hanno fatto non solo la storia delle Ferrovie, ma la storia d’Italia, e una grossa fetta di quella storia è custodita proprio qui, a Pietrarsa. Quando assunsi l’incarico di Direttore, nel 2014, il Museo registrava poco più di 4000 visitatori all’anno, rappresentati prevalentemente da scolaresche. Dopo tanto lavoro profuso con passione e costanza, ci apprestiamo a chiudere il 2019 raggiungendo il traguardo delle 200mila presenze. Un risultato che premia il nostro impegno, ci rende orgogliosi e che al tempo stesso ci spinge a migliorare. Siamo in un processo di crescita continua e pensiamo al Museo come una vera e propria “ Casa della Cultura”. Questo sito, infatti, è anche un Centro Congressi Internazionale, location di charme per eventi organizzati da marchi prestigiosi noti in tutto il mondo. E grazie ai suoi ampi spazi, coperti e all’aperto, è risultato luogo ideale per sfilate di moda, mostre di automobili d’epoca, spettacoli teatrali e musicali, serate culturali, scientifiche, di happening mondani e per bambini e molte altre iniziative che hanno coinvolto il territorio, contribuendo al suo sviluppo e alla sua crescita. Grazie ad accordi con altre eccellenze culturali, quali l’Università Federico II di Napoli, il MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli), il MUSA (Museo delle Scienze Agrarie di Portici) si organizzano eventi e visite che consentono di promuovere, a prezzi vantaggiosi, le bellezze artistiche, storiche e culturali del nostro Paese. E con la possibilità di spostarsi agevolmente con il treno che porta, caso più unico che raro, direttamente all’ingresso del Museo di Pietrarsa. Sempre viaggiando comodamente si possono raggiungere e visitare la Reggia di Portici, il Museo di Pietrarsa e il Museo Archeologico di Napoli. Oppure gli Scavi di Ercolano, l’Ospedale delle Tartarughe a Portici, che è il più grande Centro Europeo per lo studio del Mare e il primo Centro di riabilitazione per le Tartarughe nel Mediterraneo, dove gli esperti della Fondazione Dohrn provvedono a curarle e a rimetterle in mare. Altri eventi culturali ? Organizziamo spesso mostre d’arte, pittorica, fotografica o documentale, come quelle dedicate ai progetti della prima ferrovia allestita non solo qui a Pietrarsa, ma replicata alla Reggia di Caserta e nella suggestiva galleria Borbonica a Napoli. Come esempio di attività di rilevante valore artistico cito la recente rappresentazione del “Pulcinella”, performance di musica e danza nella messa in scena curata dal Teatro San Carlo e realizzata nel padiglione delle Locomotive. Ci dica qualcosa anche di lei e di come è giunto alla direzione del Museo? Quanto a me, Avvocato di Ferrovie dello Stato, ho avuto il piacere e l’onore di vedermi proporre la direzione del Museo al quale, anche per motivi affettivi, sono profondamente legato. Da bambino, infatti venivo spesso in questi luoghi con il mio papà, Domenico, che ci ha lavorato come operaio perché fino al 1975 questa era la sede delle “grandi officine” delle FS che provvedevano alla manutenzione e riparazione dei rotabili. In occasione di alcune festività, come la “giornata del ferroviere” o dell’Epifania, i cancelli venivano aperti per accogliere i familiari dei dipendenti che vi lavoravano e festeggiare tutti insieme, proprio come avviene in una grande famiglia. In quelle occasioni, da piccolo spettatore, ebbi modo di comprendere che cos’era il lavoro vero e duro dei ferrovieri che comunque vivevano in un clima di armonia. E quando mi fu proposto di lasciare altri incarichi, anche importanti, per dirigere il Museo di Pietrarsa, accettai con entusiasmo. Non solo per motivi di natura affettiva, ma spinto soprattutto dall’idea di poter realizzare qualcosa di bello per il mio territorio. Inizio così questa avventura quasi da solo, e man mano lo staff cresce dando oggi lavoro a molte persone che, tra dipendenti diretti e indiretti (ditte di pulizie, vigilanza), danno vita a un sistema economico di tutto rispetto. Di ciò beneficia anche l’indotto: nell’area stanno nascendo alberghi, locali di ristorazione, pizzerie, parcheggi, e così molte famiglie, nel giro di 4 o 5 anni, hanno avuto la possibilità di trovare opportunità di occupazione e benessere. Questi sono fatti, supportati dai numeri. Ed è questa la nostra vera forza. Abbiamo registrato in poco tempo un incremento di visite del 30 per cento. Basti pensare che, solo durante i festeggiamenti per i 180 anni della Napoli – Portici, in un solo giorno ci hanno fatto visita oltre 4mila persone, e non è poco. La gente inizia a percepire, anche attraverso questo Museo, cosa rappresentano per il Paese le Ferrovie dello Stato e cosa sta facendo la Fondazione FS per farlo comprendere meglio. Una gestione oculata dei beni custoditi, patrimonio della collettività, in grado di produrre reddito attraverso un sito che riesce a “raccontare” con stile ed eleganza le tradizioni di un popolo che ha contribuito al raggiungimento di risultati concreti: è questa l’immagine di Napoli che vogliamo esportare nel mondo. Accennava prima a un utilizzo alternativo del museo ? È proprio così. Pensi che qui sono state girate alcune scene di film e fiction televisive, come “Noi credevamo” di Mario Martone, e “Lacci”, pellicola che, per la regia di Daniele Luchetti, uscirà nelle sale a gennaio. Anche un episodio de “I bastardi di Pizzofalcone” è stato realizzato tra le antiche locomotive esposte qui. E poi i nostri ampi spazi sono stati utilizzati per la realizzazione di numerosi eventi per la presentazione di famosi prodotti cosmetici, di case d’alta moda o di importanti marchi automobilistici.
Valentina Busiello
Articolo pubblicato il giorno 12 Ottobre 2019 - 12:43