Il 40% delle donne con un trauma nella zona “testa-collo” sono vittime di violenza. Ecco perché eventuali lesioni al volto, e in modo particolare anche piccolissime lesioni ai denti, devono essere considerate come “markers”. L’Ordine dei Medici di Napoli ha proposto un approccio decisamente innovativo nella lotta alla violenza di genere e lo ha fatto con un evento che ha messo in luce il compito di sentinelle che gli odontoiatri possono, e devono, svolgere. Anima dell’evento, la presidente
CAO Napoli Sandra Frojo, capace di catalizzare attorno ad un tema tanto sentito, quale quello della violenza di genere, l’attenzione di un parterre di esperti di altissimo livello. Tra gli altri: Patrizia Esposito (presidente del Tribunale per i Minori), Natalina Sanna (presidente della
commissione Pari Opportunità della Regione Campania) e Antonella Polimeni (preside della Facoltà di Medicina La Sapienza (Università di Roma)”.
Proprio Polimeni ha spiegato che «i traumi della regione “testa-collo” rappresentano un terzo delle patologie traumatiche della violenza di genere. Non si deve guardare solo alle fratture al volto, ci sono fratture molto meno evidenti, quali quelle ai denti, che possono nascondere realtà terribili. Queste fratture sono importantissime per comprendere cosa accade e quindi è compito dell’odontoiatra indagarne la causa». Di qui la condizione che si debba premere l’acceleratore su una formazione specifica da parte degli operatori sanitari e’ questa la direzione nella quale si sta
andando. La proposta di Polimeni è quella di inserire delle “pillole” di questa materia all’interno dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e Odontoiatria e Protesi dentaria.
La fratture ai denti e le lesioni ai tessuti della bocca possono in questosenso avere il ruolo di “markers”, esattamente come nel campo tumorale, per individuare quanto più precocemente possibile fenomeni di violenza.
Agli odontoiatri, dunque, il compito di saper indagare le cause ed eventualmente instradare le donne verso un percorso protetto grazie al quel liberarsi dall’incubo della violenza.
Importante in quest’ambito il ruolo dell’Ordine di Napoli nel riconoscere un ruolo centrale di comunicazione a medici e odontoiatri. Come ricorda Vincenzo Andreoli: «Si devono creare spazi di ascolto attivo, purtroppo nelle reti di emergenza urgenza questo è logisticamente difficile, ma è
sufficiente trovare una dimensione di empatia tra operatore sanitario e paziente». Il problema, sottolinea il professore è spesso «la reticenza da parte delle donne a parlare delle violenze subite, per retaggi culturali e sociali purtroppo spesso avallati da società e mass media. Per
chi prende in carico comprendere il background è fondamentale, per aiutare la donna a dire no alla violenza».
All’Ordine dei medici, il tema della violenza di genere è stato declinato anche nella forma della violenza di genere ai danni degli operatori sanitari. Non ci si può infatti scordare che molte delle aggressioni che quotidianamente avvengono nei nostri presidi ospedalieri riguardano delle
donne. «Dagli Anni 90 – dice Maurizio Cappiello – abbiamo assistito al venir meno dell’alleanza medico paziente, complici l’affollamento dei Pronto Soccorso e l’allungamento dei tempi d’attesa. Da questo è scaturito il dilagare delle aggressioni al personale sanitario, più frequenti nelle
regioni sottofinanziate come appunto il Sud Italia e la Campania. Sicuramente di tutte le misure proposte per arginare il fenomeno, quella che a mio parere avrà un maggior potere deterrente sarà la procedibilità d’ufficio insieme ad una maggiore certezza (e non inasprimento) della pena. Un provvedimento che attende di essere discusso alla Camera e che speriamo possa sortire quanto prima i suoi effetti».
All’incontro organizzato all’Ordine dei Medici hanno preso parte anche Bruno Zuccarelli (vice presidente dell’Ordine dei Medici), Clara Imperatore (consigliere e coordinatore del CUG OMCeO Napoli).
Articolo pubblicato il giorno 16 Ottobre 2019 - 14:14