Napoli. “In un periodo della nostra vita in cui tutte le certezze sono venute a mancare ci basterebbe sapere che quella che noi chiamiamo casa può offrirci e o continuare ad offrire sanità sicurezza e continua assistenza. Anche se la mia battaglia sono riuscito a vincerla ciò non vuol dire che non combatterò per gli altri miei amici” scrive Genny giovanissimo trapiantato da nemmeno un mese dopo due anni di attesa e incertezza, tornato al proprio domicilio sa che la sua casa rimarrà il Monaldi. Nino, papà della piccola Ilaria che ha il cuore artificiale da 6 mesi continua: “Non nascondo che quando siamo arrivati in questo nuovo reparto gestito da giovani medici ho avuto le mie perplessità da padre , invece competenze dedizione e sacrificio hanno ridato la speranza di una vita normale a mia figlia, per ora attaccata e tenuta in vita da un cuore artificiale , ormai io esperto genitore “da ospedale ” per gli anni di malattia di mia figlia , vedo sento e osservo , che si deve far di più non si può non prevedere per questi pazienti cosi’ delicati spazi dedicati , credo che il buon lavoro non possa rischiare di essere vanificato per mere beghe burocratiche , ad oggi questi interventi e il prosieguo della degenza post intervento si svolge in un ambiente per adulti di terapia intensiva generale con adulti con tutt’altre patologie, ben diverso rispetto al percorso designato e auspicato ……Di fatto non vorrei che mia figlia venisse trattata in maniera diversa dall’azienda rispetto un coetaneo ricoverato in cardiochirurgia pediatrica”. “Da quando sono in questo reparto, dove mi hanno salvato la vita, ho visto fare 5 trapianti e mettere 4 cuori artificiali, ho conosciuto almeno 15 tra ragazzi e bambini operati da questo staff che ora tornano per i controlli- il personale e’ oggettivamente sottodimensionato, con molti precari?competenze che rischiamo di smarrire, perché?”. A parlare è Michele che , da questo reparto ha lanciato una petizione per l’attuazione della legge sulla donazione che da oltre 20 anni era in stallo. Dal suo appello il ministero ha fatto partire la procedura per l’attuazione. “E’ una battaglia che condurrò fino alla fine. Nella sfortuna della malattia ho avuto un dono che mi ha ridato la vita, voglio che tutti abbiano la stessa opportunità” Chiosa Rosalba Pagano, tra le mamme che hanno fondato il comitato bambini trapiantati e trapiantati adulti, “sono oltre sette anni che il Monaldi è la nostra casa, mia figlia, come ogni trapiantato, è una malata cronica. Spesso torniamo per controlli e rimaniamo ricoverate per “aggiustare” qualcosa che si è squilibrato. Questo reparto è adatto ad ospitarci. Ma vedo che si è fermato tutto fuori, abbiamo lottato per anni. Il presidente De Luca aveva fatto una bella cosa con la nuova organizzazione, ma deve sapere che qui si è bloccato tutto. Abbiamo parlato col nuovo direttore oltre un mese fa?ancora nessuna risposta” Dafne Palmieri, portavoce del comitato, esprime “perplessità sul fatto che sul sito del centro regionale trapianti non ci sono i percorsi per il trapianto di cuore e sul sito del Monaldi c’è un documento vecchio e incompleto. Niente percorsi ancora? Su cosa si è basato il rinnovo dell’autorizzazione regionale ai trapianti? La dimensione organizzativa ci tutela da quei “conflitti relazionali” che hanno fatto sospendere il servizio per quasi due anni? Proprio in questi giorni aspettiamo l’esito della causa con la quale Federconsumatori ha rappresentato l’atteggiamento scorretto tenuto dall’azienda verso i nostri figli. Inconfutabile ciò che abbiamo vissuto, speriamo che chi valuterà i fatti non consenta la validazione di un precedente cosi’ pericoloso nella gestione del pubblico servizio”.
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