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Napoli, le chiese della Sanità chiedono un comitato ordine e sicurezza nel rione

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Chiedono che il prossimo Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza si tenga nella Basilica di Santa Maria della Sanita’, nel rione Sanita’ a Napoli. La richiesta, contenuta in una lettera inviata a Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno, prefetto e questore di Napoli, rispettivamente Carmela Pagano e Alessandro Giuliano, al comandante provinciale dei Carabinieri, Canio Giuseppe La Gala, e a Gabriele Failla, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, e’ firmata dalle associazioni attive sul territorio da anni: Fondazione di Comunita’ San Gennaro, Cooperazione San Gennaro, Rete commercianti Rione Sanita’, le parrocchie del Rione Sanita’, la Chiesa Cristiana del Vomero, la Chiesa Metodista di Napoli, Save the Children Napoli. “Una richiesta particolare – scrivono – ma si avverte forte l’esigenza di continuare a collaborare con le istituzioni per non vanificare i grandi sforzi comuni fatti in questi anni”. Le realta’ del rione spiegano che e’ “forte il bisogno di sentire vicina la presenza delle istituzioni sul territorio, senza dover attendere un’altra vittima” e che “lo Stato garantisca la protezione che il quartiere merita: la comunita’ sente, mai come adesso, il bisogno di vicinanza da parte delle autorita'”.Si respira un clima di “crescente tensione e insicurezza che, ormai da tempo, caratterizza il nostro quartiere” e, denunciano, “la comunita’ si trova spesso sola ad affrontare episodi di microcriminalita’, abbandono e violenza”. “Le frequenti ‘stese’, i numerosi gruppi di adolescenti spesso armati e soli, ci allarmano e preoccupano – scrivono – L’ultimo episodio e’ di lunedi’ 30 settembre quando un ragazzo della nostra comunita’ e’ stato aggredito da un gruppo di adolescenti armati e accoltellato alla schiena. Poche ore dopo l’aggressione un’altra stesa nel quartiere Stella”. Le realta’ del rione ricordano il lavoro fatto negli anni per restituire alla Sanita’, “terra a lungo martoriata, la luce che merita”. Un impegno che ha visto il quartiere compattarsi, diventare “comunita'”, scegliendo la strada “della cooperazione e dell’associazionismo, per creare lavoro, garantire ai giovani una possibilita’ diversa, offrire ai piu’ piccoli la scelta di un futuro diverso”. “Il quartiere si e’ impegnato, reinventandosi, nel tentativo di lasciarsi alle spalle anni di abbandono, degrado, poverta’ e criminalita’ – evidenziano – Questa crescita, culturale, sociale e turistica, non puo’ essere affidata esclusivamente all’iniziativa dei cittadini”. “Da soli non siamo in grado di affrontare le difficolta’ endemiche e strutturali che ancora rendono impossibile sentirsi sicuri in un luogo che, con amore, definiamo casa nostra – sottolineano – Non possiamo continuare da soli a credere nel progresso e nella crescita se abbiamo paura di camminare la sera da soli, di prendere un caffe’ o di accompagnare i nostri figli a scuola”.


Articolo pubblicato il giorno 3 Ottobre 2019 - 20:41

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