Napoli. Il Sommo Pontefice Francesco ha concesso alla parrocchia di Santa Maria Incoronatella nella Pietà dei Turchini in Napoli, per il tramite del card. Mauro Piacenza, penitenziere apostolico, un Anno Santo Giubilare che avrà inizio sabato 26 ottobre 2019 e si concluderà sabato 31 ottobre 2020. La richiesta è stata inoltrata alla Penitenzieria Apostolica dal parroco della chiesa don Simone Osanna, con il beneplacito del Cardinale Arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe che darà inizio al tempo giubilare con la messa che presiederà nella omonima parrocchia sabato 26 ottobre alle ore 11,30 dopo aver introdotto il rito nel cortile di Palazzo Fondi a via Medina 24 e aver raggiunto in processione la chiesa e aperto la porta santa.
Considerata l’importanza dell’evento per la chiesa napoletana e la comunità cittadina, particolarmente legata a questa pratica religiosa, alla celebrazione sono state invitate le autorità civili nelle persone del sindaco di Napoli Luigi de Magistris, del Prefetto Carmela Pagano e del
Questore Alessandro Giuliano, nonché il clero e i religiosi che operano in città. L’intera celebrazione sarà trasmessa in diretta televisiva da Napoli Canale21, in diretta streaming sui social network.
Motivazioni dell’Anno Santo Giubilare
L’Anno Santo Giubilare è stato concesso dal Papa a motivo della presenza nella chiesa dell’Incoronatella di una tela raffigurante la Beata Vergine Maria che scioglie i nodi, realizzata dalla pittrice Katherina Bakas ed esposta alla venerazione dei fedeli nel mese di ottobre del 2018. Da quel giorno la chiesa è diventata luogo di pellegrinaggio di migliaia di fedeli che praticano la devozione alla Madonna dei nodi. L’ultimo sabato del mese è dedicato alla pia pratica e vede la partecipazione di migliaia di fedeli che si radunano per la messa ed il suggestivo rito dell’“incendio dei nodi”, composti da lembi di carta sui quali i fedeli scrivono preghiere da affidare alla Beata Vergine Maria e che sono arsi in un braciere insieme all’incenso, quali segno della preghiera che sale al cielo. La messa è preceduta dall’adorazione eucaristica e dalla recita del Santo Rosario. Numerosi i sacerdoti presenti per le confessioni.
Devozione “mediatica”
La parrocchia dell’Incoronatella nella Pietà dei Turchini è particolarmente presente in Rete: sito web, Facebook, Instagram e YouTube e proprio i mezzi di comunicazione digitale hanno fatto si che divenisse un centro aggregatore dei devoti della Madonna dei nodi. La Chiesa cattolica insegna che i nuovi mezzi di comunicazione sociale sono utili a veicolare il messaggio evangelico, la Parola di Dio. Questi strumenti sono il “primo areopago del tempo moderno” e, in ordine alla missione stessa della Chiesa, funzionali in quanto, come scriveva Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris missio del 1990 “non basta usarli per diffondere il messaggio cristiano, ma occorre integrare il messaggio stesso in questa nuova cultura creata dalla
comunicazione moderna”. La Parrocchia promuove le sue attività in Rete anche attraverso l’acquisto di banner pubblicitari, con i quali interagiscono migliaia di utenti.
La devozione alla Beata Vergine Maria che scioglie i nodi (da Wikipedia) Maria che scioglie i nodi (Virgen Maria Knotenlöserin) è un dipinto a olio su tela realizzato intorno al 1700 dal pittore tedesco Johann Georg Melchior Schmidtner e conservato ad Augusta; da esso ha avuto origine una grande devozione mariana. Il dipinto, in stile veneziano con influenza barocca, di cm 182 x 110, fu realizzato dall’artista nella chiesa di St. Peter am Perlach, su commissione di Hieronymus Ambrosius Langenmantel, un nobile prelato e canonico dottore. In esso viene rappresentata Maria al centro, con al lato destro un angelo che le porge un filo pieno di nodi intrecciati e al lato sinistro un altro angelo che raccoglie il filo libero dai nodi che
Maria ha sciolto. La Vergine è rappresentata con la luna ai suoi piedi (secondo la visione riportata al capitolo 12 dell’Apocalisse), mentre calpesta un serpente (rappresentazione del diavolo, secondo la profezia di Genesi 3,15). In basso al centro è rappresentata la scena biblica di Tobia: il giovane israelita, in viaggio per raggiungere colei che diventerà la propria sposa, è guidato dall’arcangelo Raffaele e accompagnato dal proprio cane, simbolo della fedeltà di Dio. Sul capo, Maria ha una corona di dodici stelle, simbolo di trionfo e di vittoria. Il numero dodici è tradizionalmente ricco di simboli: essendo il prodotto di tre (la Trinità) per quattro (l’umanità), indica la perfetta unione tra umano e divino. Nel mondo ebraico dodici rappresentava la pienezza: dodici sono le tribù d’Israele, dodici gli apostoli scelti da Gesù. La corona richiama anche il capitolo 12 dell’Apocalisse, in cui si presenta la visione della lotta tra la donna il drago. Il manto azzurro di Maria rappresenta la trascendenza, la vita divina, Maria “piena di grazia”. Il colore rosso, tratto dalla terra, indica la dimensione umana. La tunica rossa della Madonna vuole indicare, quindi, la sua totale sottomissione alla volontà del Padre che ha reso possibile l’Incarnazione del Figlio. Gli angeli sono servitori di Dio e custodi del cammino dell’uomo (Esodo 23, 20-22). A destra si vede un angelo che porge a Maria un nastro con nodi di tutti i tipi. Con il suo sguardo ci vuole dire di non dubitare anche se i nodi sono molti e difficili. All’altro lato, il sinistro, tra la luce della misericordia e della salvezza divina, un altro angelo riceve un nastro che scivola liscio tra le sue mani: ciò significa che la preghiera del fedele è stata ascoltata e che il nodo è stato sciolto per intercessione di Maria. La tradizione racconta che il nonno del canonico committente avesse attraversato una crisi coniugale e fosse riuscito a superarla pregando la Vergine Maria: questo spiegherebbe la presenza sulla tela del riferimento biblico a Tobia.
La devozione
Papa Francesco, quando era giovane prete gesuita durante i suoi studi di teologia in Germania, vide questa raffigurazione della Vergine, rimanendone profondamente colpito. Tornato in patria, si è impegnato a diffonderne il culto a Buenos Aires e per tutta l’Argentina. Il culto è ora presente in tutta l’America del Sud, in particolare in Brasile.
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