Il Tribunale di Napoli, 8 sezione riesame, ha annullato l”ordinanza di custodia cautelare disponendo l’immediata liberazione di Maria Lucia Damiano arrestata due settimane fa nel blitz contro la cosiddetta banda di evasori che, grazie a un vorticoso giro di fatture per operazioni inesistenti, riuscivano a evadere l’Iva e a piazzare sul mercato batterie per auto a prezzi estremamente concorrenziali penalizzando fortemente la concorrenza. La Damiano, difesa dall’avvocato Giro Sepe, è stata scogionata del tutto dalle accuse ed è tornata libera completamente visto che era agli arresti domiciliari. A scoprire il modus operandi fraudolento della banda è stata la Guardia di Finanza di Napoli che coordinata dalla terza sezione Criminalità Economica della Procura partenopea ha arrestato sei uomini e una donna, sequestrato beni mobili e immobili per oltre 1,5 milioni di euro ed eseguito 24 perquisizioni nelle province di Napoli, Caserta, Salerno, Torino e Sassari. Agli arresti in casa con la Damiano erano finiti Salvatore Laezza, Nicola Cacace, Raffaele e Danilo Ibello, Nicola Aruta, Marco Cuomo (rigettati invece gli arresti domiciliari per Rosa Ilardi e Luca Cacace). La ditta con base a Napoli, è emerso dalle indagini iniziate nel 2016, acquistava la merce a Barcellona grazie a un società “fantasma” con sede a Volla la quale ha sempre omesso di versare l’Iva. E cosi’ la concorrenza finiva in difficolta’ in quanto incapace di offrire ai clienti gli stessi prezzi. Le fatture inesistenti ammonterebbero a oltre 5 milioni di euro. Oggetto della frode era la compravendita di batterie per veicoli. In particolare, dai movimenti bancari i finanzieri hanno accertato che una società di Napoli acquistava i beni da un operatore di Barcellona, interponendo nella compravendita un soggetto giuridico “fantasma” su cui sarebbe gravato l’onere del versamento dell’Iva, che mai veniva assolta. Il meccanismo illecito ha permesso la commercializzazione nel territorio nazionale di merci (ricambi per auto) a prezzi concorrenziali. Uno dei titolari della società è risultato anche rappresentante legale di altre 13 “società cartiere”, acquisite nel tempo quando avevano accumulato debiti e prossime a procedure concorsuali. Società di vari settori che, a richiesta, dal 2012 al 2016 avrebbero emesso fatture false.
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