Napoli. C’è un documento datato 18 marzo 1996. Si tratta del restauro che il Comune di Napoli dovette fare su input della Sovrintendenza per i Beni artistici e storici di Napoli per l’arco della controfacciata lato santa Brigida della Galleria Umberto I di Napoli. Uno di quei pezzi che il Comune dice di non appartenere alla disponibilità di Palazzo San Giacomo si staccò la sera del 5 luglio 2014 colpendo in pieno il 14enne Salvatore Giordano, che morì travolto dai pesanti stucchi. La documentazione è stata acquisita questa mattina dal giudice Barbara Mendia del tribunale di Napoli nell’ambito del processo sulla morte del ragazzo che, tra l’altro, accorgendosi del crollo, spinse via i suoi amici dalla traiettoria dei calcinacci. Il difensore del Comune di Napoli, che si è costituito parte civile, si è opposto all’acquisizione di questo e’ di in altro documento. L’amministrazione comunale partenopea ha sempre sostenuto che la parte crollata non fosse di sua competenza. Di diverso avviso il perito della Procura di Napoli, l’ingegnere Nicola Augenti, che lo scorso febbraio ha sostenuto con una corposa documentazione, che la proprietà fosse invece del Comune. La prossima udienza è stata fissata per il 21 gennaio 2020; la parte civile ha annunciato la citazione del consigliere comunale dell’epoca, Vincenzo Moretto, il quale con numerose interrogazioni in Consiglio denuncio’ lo stato di dissesto della Galleria Umberto I. Tra i testi citati dai legali della famiglia Giordano, figura anche il sindaco, Luigi de Magistris.
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