“Ho superato i limiti umani”. Questa volta e’ vero, le parole di Eliud Kipchoge, il re della maratona, oro olimpico a Rio e primatista mondiale, non sono un’iperbole ma la pura verita’. Il suo tempo di 1h59’40” sui 42,195 km, ottenuto a Vienna e’ la fantascienza che diventa realta’, il crollo di un muro che sembrava indistruttibile. Invece e’ successo e il primo uomo nella storia ad andare sotto il muto delle due ore non poteva che essere lui. Poco importa che adesso questo record non potra’ essere ufficialmente omologato per via delle condizioni particolari in cui si e’ corso (come le 35 ‘lepri’, fra le quali i fratelli norvegesi Ingebritsen): rimane il fatto che Kipchoge ha stabilito un tempo che proietta l’atletica nel futuro, un po’ come successe nel 1968 quando a Citta’ del Messico Bob Beamon salto’ 8,90 nel lungo, qualcosa che all’epoca sembrava non alla portata degli esseri umani. Il tentativo al Prater di Vienna, sul circuito di 9.6 chilometri lungo l’Hauptallee della capitale austriaca, Kipchoge e il suo staff lo hanno pensato nei minimi particolari, dopo che due anni fa a Monza avevano fallito di poco l’impresa: la capitale austriaca era stata valutata come il luogo ideale per questo secondo tentativo, anche l’ora della partenza, le 8.15 di mattina era stata scelta dopo attento studio, inoltre il fuoriclasse keniano era stato dotato dal suo sponsor tecnico, lo stesso della sua nazionale e di quella degli Usa, lo aveva dotato di scarpe speciali, le Next ZoomX Vaporfly, che avrebbero la caratteristica di abbattere del 4% il dispendio energetico di che le usa. Cosi’, con un raggio laser verde proiettato sulla strada per dettare il ritmo e trascinato dalle ‘lepri’ che non hanno corso tutta la gara ma solo alcuni tratti dando il massimo delle energie per trascinarlo, Kipchoge ha compiuto l’impresa andando sotto le due ore, correndo ad una velocita’ media di quasi 21 km/h. Sembra facile, ma non lo e’ affatto pero’ Kipchoge, ancora euforico, spiega che “ognuno di noi se si prepara nella sua vita puo’ raggiunge risultati impossibili”. Poi l’olimpionico keniano, niente affatto stravolto dalla fatica, aggiunge di voler “ispirare tante persone, nell’idea di spingersi oltre i limiti umani. Io ci ho provato tante volte e questa volta ci sono riuscito”. Ora tocca all’uomo del futuro, non del presente, e a chissa’ quale paio di scarpe speciali.
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