Continua l’inquietante epidemia degli incendi degli impianti di rifiuti, ieri Piana del Sele, oggi di nuovo nel casertano. Purtroppo, di vicende come queste se ne sono contate a decine nell’ ultimo anno, sempre con riferimento a impianti che hanno a che fare con il trattamento e il recupero dei rifiuti. Al di là delle stime ufficiali sul numero degli incendi, è soprattutto la loro insistenza e recrudescenza negli ultimi tempi che destano più di un sospetto sulla loro natura dolosa. Esiste infatti un filo rosso che lega questi incendi? In attesa che la magistratura faccia il suo corso sentiamo tanta puzza di bruciato dietro l’escalation di incendi sospetti che ormai da tre anni stanno colpendo impianti di gestione e stoccaggio dei rifiuti dal nord al sud. È evidente che qualcosa non torna. E’ chiaro che le misure di prevenzione e di controllo messe in campo finora sono state insufficienti. Prioritario dare risposte alle comunità dei territori coinvolti dagli incendi che ormai convivono quotidianamente con la paura di nuovi “attacchi incendiari”, proprio come in una guerra. C’è bisogno di un’attività di intelligence più forte, il rafforzamento della cabina di regia nata con l’istituzione del delegato ai roghi nella Terra dei Fuochi, che sta svolgendo un importante lavoro di coordinamento tra le forze di polizia e le istituzioni per intensificare i controlli e prevenire questi fenomeni ma con scarsi mezzi. Per fare tutto questo bisogna rivedere subito il protocollo fallimentare siglato del precedente Governo tenendo dentro anche il fenomeno degli incendi negli impianti in tutta la Campania. ” In una Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania su incendio impianto Stir di S. Maria Capua Vetere
Articolo pubblicato il giorno 17 Ottobre 2019 - 18:46