“Ora è a rischio il 41bis”. Lo afferma, in diretta Fb, il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra dopo la decisione sull’ergastolo ostativo. “Il 41bis è il regime che controlla rigorosamente ogni forma di comunicazione – continua – nel 41bis non si può, né si deve comunicare perché, non avendo dato un segnale di ravvedimento, il detenuto è considerato ancora parte dell’associazione mafiosa”. “Il rigetto del ricorso dell’Italia da parte della Grande Chambre della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, fa si che la decisione presa dai giudici della stessa Corte di Strasburgo lo scorso giugno, in merito all’Ergastolo ostativo, sia definitiva. D’altronde già in altri casi e per altri paesi la Corte aveva sostenuto, legittimamente, che l’Ergastolo senza prospettiva di rilascio violasse l’articolo 3 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti umani, nella parte in cui proibisce i trattamenti crudeli, inumani e degradanti”. Così Patrizio Gonnella, presidente di Antigone e firmatario di un amicus curie a sostegno del ricorso presentato, contro l’Ergastolo ostativo, dal prof. Davide Galliani dell’Università di Milano. Per Gonnella “viene così restituita finalmente ai giudici la possibilità di una valutazione discrezionale, cancellando quell’automatismo che trasformava questo tipo di Ergastolo in una pena senza alcuna speranza di reintegrazione sociale, come invece la Costituzione impone. Chiunque oggi paventa l’uscita di decine o centinaia di mafiosi crea un inutile allarme. La sentenza non produrrà infatti un risultato di questo genere, non essendosi pronunciata sul tema dell’Ergastolo in generale ma solo dell’Ergastolo ostativo”, sottolinea ancora Gonnella secondo cui “si tratta di una decisione di civiltà giuridica che ci riporta al pari di molti altri paesi europei”. “Ora – prosegue il presidente di Antigone – attendiamo la decisione della Corte Costituzionale che entro il mese di ottobre si pronuncerà sullo stesso tema, affinché anche questa decisione possa restituire al nostro sistema penale e penitenziario quella flessibilità necessaria ad una valutazione individuale dei casi a tanti anni di distanza dalla commissione dei reati. Uno stato forte non teme se stesso e i propri giudici né la rimessione in libertà di persone che hanno scontato in carcere decenni di pena”. “Lottare contro l’Ergastolo, e in particolare contro l’Ergastolo ostativo, non significa non avere a cuore la sicurezza del paese o non credere nella lotta contro le mafie. Del resto – conclude Gonnella – nessuno potrebbe accusare Papa Francesco, che ha abolito l’Ergastolo dall’ordinamento vaticano, di non aver a cuore la lotta alla mafia”. Gli ergastolani in Italia lo scorso 30 giugno erano 1.776 di cui, quasi i due terzi, all’Ergastolo ostativo.
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