Caserta e Provincia

La storia di Nunzia Maiorano uccisa dal marito con 47 coltellate ad ‘Amore Criminale’

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La storia di Amore Criminale al centro della nuova puntata vede protagonista Nunzia Maiorano, giovane donna 41enne uccisa la mattina del 23 gennaio 2018 dal marito Salvatore Siani. La sua è, come spesso accade, la storia di un amore finito e di una ossessione, quella dell’uomo, impossibilitato ad accettare l’epilogo del suo legame coniugale. Teatro dell’ennesimo femminicidio è Cava de’ Tirreni, in provincia di Salerno, dove Siani ha massacrato l’ex moglie finendola con 47 coltellate, agendo con inaudita violenza davanti agli occhi del figlioletto di 5 anni e dell’anziana madre di lei. Le coltellate però arrivano solo dopo averla picchiata selvaggiamente e presa a morsi. La loro storia d’amore ha inizio molti anni prima di quel tragico epilogo. Lui, barbiere di professione, è 8 anni più grande di Nunzia. Lei, come molte donne, coltiva il sogno di poter realizzare una famiglia. Ben presto quel desiderio trova piena concretizzazione con la loro unione in matrimonio e l’arrivo di tre figli.
Dopo aver accompagnato a scuola i due figli maggiori, Salvatore Siani fa ritorno a casa, dove sono rimasti il figlio minore di cinque anni e la moglie. Con loro anche l’anziana madre di Nunzia Maiorano. Tra marito e moglie esplode l’ennesima lite il cui epilogo sarà però ben differente rispetto al passato. Mentre Nunzia è distratta, il marito l’aggredisce alle spalle con un coltello da cucina. Il tutto si consuma sotto gli occhi del figlioletto e della suocera. La vittima incrocia lo sguardo della madre facendole la sua ultima richiesta: “Portalo via”, la supplica, riferendosi al figlio. Salvatore, intanto, in preda ad un raptus infierisce con pugni e coltellate, fracassandole uno zigomo, strappandole i capelli e ricoprendola di morsi. Va avanti senza sosta, fino a comprendere che Nunzia è morta sotto le sue stesse violenti mani. Quindi, in modo vigliacco, prima che i soccorsi possano intervenire, rivolge il coltello contro se stesso e sferra l’ultima coltellata. Per lui però non si rivelerà letale. In primo grado, Salvatore viene condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio della moglie, dopo aver scelto il rito abbreviato. Non ha mai manifestato pentimento per l’accaduto. Ora si attende la condanna in Appello ma per il giudice del primo grado – che ha escluso la seminfermità dell’imputato – non si sarebbe trattato di un omicidio premeditato: “Siani possedeva una pistola e se avesse premeditato il delitto avrebbe agito in altro modo, con l’arma o con un coltello ma in circostanze diverse, atte a limitare la difesa della vittima. Invece la sua azione è stata impulsiva di fronte all’ennesimo atteggiamento sfuggente e insofferente da parte della moglie”, si legge nelle motivazioni che continuano a far discutere.
Dopo aver accompagnato a scuola i due figli maggiori, Salvatore Siani fa ritorno a casa, dove sono rimasti il figlio minore di cinque anni e la moglie. Con loro anche l’anziana madre di Nunzia Maiorano. Tra marito e moglie esplode l’ennesima lite il cui epilogo sarà però ben differente rispetto al passato. Mentre Nunzia è distratta, il marito l’aggredisce alle spalle con un coltello da cucina. Il tutto si consuma sotto gli occhi del figlioletto e della suocera. La vittima incrocia lo sguardo della madre facendole la sua ultima richiesta: “Portalo via”, la supplica, riferendosi al figlio. Salvatore, intanto, in preda ad un raptus infierisce con pugni e coltellate, fracassandole uno zigomo, strappandole i capelli e ricoprendola di morsi. Va avanti senza sosta, fino a comprendere che Nunzia è morta sotto le sue stesse violenti mani. Quindi, in modo vigliacco, prima che i soccorsi possano intervenire, rivolge il coltello contro se stesso e sferra l’ultima coltellata. Per lui però non si rivelerà letale. In primo grado, Salvatore viene condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio della moglie, dopo aver scelto il rito abbreviato. Non ha mai manifestato pentimento per l’accaduto. Ora si attende la condanna in Appello ma per il giudice del primo grado – che ha escluso la seminfermità dell’imputato – non si sarebbe trattato di un omicidio premeditato: “Siani possedeva una pistola e se avesse premeditato il delitto avrebbe agito in altro modo, con l’arma o con un coltello ma in circostanze diverse, atte a limitare la difesa della vittima. Invece la sua azione è stata impulsiva di fronte all’ennesimo atteggiamento sfuggente e insofferente da parte della moglie”, si legge nelle motivazioni che continuano a far discutere.


Articolo pubblicato il giorno 26 Ottobre 2019 - 19:39
Redazione Cronaca

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