Grande successo per la mostra “Joan Miró. Il linguaggio dei segni”, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e organizzata dalla Fondazione Serralves di Porto con C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, in esposizione al PAN Palazzo delle Arti Napoli fino al 23 febbraio 2020.
Alla luce delle numerose richieste di prenotazione pervenute all’ufficio informazioni della mostra, da parte delle scuole e delle associazioni culturali del territorio campano e delle regioni limitrofe, e delle numerose visite giornaliere da parte del pubblico cittadino e di tantissimi turisti, l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli ha concesso l’estensione dei giorni di apertura della mostra che consentirà l’accesso del pubblico tutti i martedì: a partire dal 15 ottobre fino al 23 febbraio, il PAN non avrà più il consueto giorno di chiusura settimanale e sarà possibile accedere al museo tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30.
Tra i motivi principali del successo la bellezza e la grandiosità della mostra che, curata da Robert Lubar Messeri, professore di storia dell’arte all’Institute of Fine Arts della New York University, sotto la preziosa guida di Francesca Villanti, direttore scientifico C.O.R., copre il lungo arco della produzione artistica di Miró, dal 1927 al 1981, riunendo ben ottanta opere tra quadri, disegni, sculture, collage e arazzi, tutte provenienti dalla collezione di proprietà dello Stato portoghese in deposito alla Fondazione Serralves di Porto.
Un’altra motivazione risiede nella straordinaria unicità dell’offerta formativa, ludica e creativa dei percorsi pensati e realizzati dagli operatori del Progetto PanKids, organizzati grazie alla collaborazione nata con la società organizzatrice dell’esposizione: C.O.R. Creare Organizzare Realizzare. PanKids infatti racconta (e gioca con) Joan Miró, attraverso una proposta diversificata di visite guidate, percorsi creativi e laboratori (per bambini, ragazzi, adolescenti, scuole di ogni ordine e grado, gruppi e famiglie), curata, dal lunedì alla domenica, dalla rete di cinque Associazioni: Arteteca at work; Archipicchia! Architettura per Bambini; Associazione culturale Kolibrì; La Bottega del Liocorno; Il Cerchio Quadrato Onlus. Queste ultime hanno ideato MiróPANkids un’offerta diversificata per tutte le fasce di età che sperimenta con molteplici linguaggi espressivi le fasi creative del percorso artistico di Miró.
La mostra
A guidarci nel difficile e, allo stesso tempo, affascinante percorso dell’arte di Mirò, uno studioso di lunga consuetudine e profonda sensibilità: il professor Robert Lubar Messeri, che ne segue le impronte da anni, con eccellente competenza. Lo studioso ha individuato nove sezioni per spiegare i punti nodali dell’artista spagnolo:
IL LINGUAGGIO DEI SEGNI. A partire dalla Ballerina del 1924, viene messo in evidenza come Miró sfrutta le molteplici funzioni della linea come contorno, come scrittura e, nel caso dell’orizzonte, come indicatore dello spazio, consentendo scambi produttivi di significato.
LA FIGURA NELLA RAPPRESENTAZIONE. Dall’inizio degli anni Venti, la figura diventa il soggetto prediletto delle indagini di Miró. Se i cubisti hanno messo la figura sotto pressione nell’ambito dell’illusionismo occidentale, Miró ha minato la logica stessa di quel codice visivo. Sceglie proprio un soggetto famoso come La Fornarina di Raffaello per mettere in scena il suo attacco all’illusionismo occidentale.
LA FIGURA NELLO SFONDO. Miró dà vita a un universo di uccelli volteggianti, corpi astrali, figure gesticolanti e creature fantastiche che sembrano muoversi senza sforzo sulla superficie della tela. A volte la figura è “trovata” nel processo stesso della creazione – come evocata dai segni e dalle macchie presenti sulla tela grezza.
COLLAGE E L’OGGETTO. Miró è uno dei grandi artisti del collage del XX secolo. Già nel 1916 incorpora un frammento del quotidiano di Barcellona La Publicidad in uno dei suoi dipinti. Da quel momento in poi tornerà ripetutamente al collage nel corso della sua lunga carriera.
I DIPINTI SELVAGGI. I “dipinti selvaggi” sono l’espressione di rabbia verso un mondo impazzito, travolto dalla follia dell’odio che porterà inevitabilmente alla guerra. Un insieme di lavori, tra cui i Dipinti su Masonite, nettamente materici, del 1936 raccontano il suo stato d’animo.
L’ELASTICITÀ DEL SEGNO.
Miró svuota finalmente i segni di riferimento, spogliando il linguaggio fino ai suoi componenti primari. Il segno e il gesto grafico hanno la precedenza sul significato.
CALLIGRAFIA E ASTRAZIONE GESTUALE. Sono diversi fattori che hanno influenzato il nuovo modo di lavorare di Miró, due in particolar modo: la calligrafia giapponese e il successo dell’Action Painting in America e in Europa.
LA MATERIALITÀ DEL SEGNO.
Durante la primavera del 1973, Miró, collaborando con il tessitore Josep Royo, realizza una nuova serie di opere a metà strada tra pittura e scultura definite dal critico Alexandre Cirici Pellicer Sobreteixim. Nelle fitte trame di juta, lana, cotone, canapa e una miriade di altri materiali che Royo prepara, Miró incorpora oggetti comuni.
LE TELE BRUCIATE E LA MORTE DEL SEGNO.
Miró esegue, sempre con Royo, nel dicembre 1973, cinque Tele bruciate. Dopo aver tagliato le superfici con un coltello, l’artista applica masse di pigmento su varie aree della tela, usando una torcia per stendere la vernice. Miró e Royo bruciano con cura le varie sezioni del supporto, redendo visibile la struttura del telaio carbonizzata. Poi aggiunge altra vernice e il processo ricomincia.
L’esposizione offre, quindi, al pubblico l’opportunità di ripercorrere, tappa per tappa, il cammino artistico dell’artista spagnolo, esplorando i momenti nodali del suo percorso, evidenziandone mutamenti ed elementi di continuità.
“Un quadro – diceva Miró – non si finisce mai, non si comincia nemmeno, un quadro è come il vento: qualcosa che cammina sempre senza posa”. Auspicava che le sue opere potessero essere un seme pronto a germogliare tra le mani delle future generazioni. I visitatori della mostra sapranno cogliere quel seme e farlo fiorire.
Tutte le 80 opere oggetto dell’esposizione sono sbalorditive, così come la storia che le ha condotte fino a Porto. Questo insieme di capolavori, appartenuti a uno dei più autorevoli e raffinati mercanti d’arte moderna, Pierre Matisse – figlio del più noto pittore Henri – rimane sconosciuta ai più per molti anni, finché il collezionista giapponese, che le aveva gelosamente custodite fino al 2005, decide di venderle al Banco Português de Negociós. Un semplice investimento per la banca portoghese, che preferisce non esporle e tenerle al sicuro all’interno di un caveau. Quando il Banco Português, in forti difficoltà economiche, stabilisce di mettere sul mercato l’eccezionale acquisizione, si solleva una protesta su scala nazionale, tanto da far intervenire lo Stato Portoghese, che sospende la vendita e incarica il Museo di Serralves di conservarle.
Tra ottobre 2016 e giugno 2017, le opere sono state presentate per la prima volta al Museo Serralves di Porto, in una esposizione che ha ottenuto oltre 300.000 visitatori.
Ora arriva a Napoli, dando a cittadini e turisti la grande opportunità di ammirare una collezione davvero unica al mondo.
MiróPANkids
Le cinque associazioni (Arteteca at work; Archipicchia! Architettura per Bambini; Associazione culturale Kolibrì; La Bottega del Liocorno; Il Cerchio Quadrato Onlus) convogliate nel progetto PANkids sono impegnate da anni nella realizzazione collegiale di attività formative ed esperienziali di didattica dell’arte e della creatività dedicate a bambini, preadolescenti e giovani presso Palazzo Roccella, il Palazzo delle Arti di Napoli in via dei Mille 60, con l’obiettivo di una connessione tra museo, scuola, ragazzi e territorio.
Per questa esposizione hanno ideato un progetto didattico ad hoc: MiróPANkids, che propone un cantiere in cui l’arte e la creatività svolgono una funzione attiva d’unione tra cultura e società; un luogo, ancora, dove sperimentare precocemente – attraverso laboratori di manipolazione, architettura, arteterapia, lettura, narrazione, scrittura creativa e teatro educazione – la centralità dell’arte per lo sviluppo equilibrato (creativo, cognitivo, emozionale, estetico e sociale) dei bambini e dei giovani. In particolare, il viaggio attraverso le opere esposte, testimonianza di sei decenni di attività di Miró, dal 1924 al 1981, è una stimolante occasione per (ri)scoprire la trasformazione dei linguaggi pittorici che il grande artista iniziò a sviluppare nella prima metà degli anni Venti anche attraverso l’uso innovativo di supporti diversi, mettendo alla prova lo sguardo e il pensiero divergente di piccoli e grandi.
L’arrivo a Napoli della grande mostra “Joan Miró. Il linguaggio dei segni” è stato percepito subito come un evento straordinario, ricevendo il supporto delle importanti realtà territoriali McArthurGlen La Reggia Designer Outlet, Aeroporto internazionale di Napoli, BCC Banca di Credito Cooperativo Napoli, MUU Muzzarella e la mediapertnership di Tips on Naples e Napoli da Vivere.
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