Non ha partecipato al giro di affari e di corruzione per gestire l’accoglienza dei migranti ed e’ risultato l’unico tra i 37 indagati che questa mattina sono comparsi di fronte al Gup Loredana Camerlengo per discutere la richiesta di rinvio a giudizio. Antonio Calvano, 40 anni di Frasso Telesino, e’ stato prosciolto. Non ha avuto la stessa sorte il suo amministratore Paolo Di Donato, 49 anni di Sant’Agata de’ Goti, considerato l’uomo chiave dell’inchiesta che un anno e mezzo fa porto’ anche all’arresto di un funzionario prefettizio, di un cancelliere dalla procura di Benevento e di un carabiniere. Il processo per Di Donato, ex amministratore del consorzio Maleventum, che comprendeva 12 strutture di accoglienza in diversi comuni sanniti, si terra’ il 7 gennaio prossimo dinanzi al tribunale di Benevento. Dovranno rispondere di associazione per delinquere, falso, turbata liberta’ degli incanti, truffa, concussione, rivelazione di segreti di ufficio, tra gli altri, anche Felice Panzone, il funzionario della prefettura che si premurava di avvertire in anticipo di ispezioni e controlli nei centri di accoglienza. Panzone avviso’ anche di una visita dei funzionari dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati. A giudizio pure il carabiniere Salvatore Ruta, in servizio a Montesarchio e Giuseppe Pavone, impiegato nella procura di Benevento, che insieme avvertirono Di Donato delle indagini avviate proprio sulla sua gestione. Con loro amministratori, dipendenti, collaboratori e anche un ex funzionario dell’ufficio immigrazione della questura di Benevento, Lucio Di Maio. L’indagine parti’ dai riscontri su alcune strutture e dalle verifiche su alcuni appalti. I controlli della Digos di Benevento svelarono come venivano accolti i migranti:in strutture fatiscenti, senza servizi igienici, ammassati in strutture che non potevano contenere un elevato numero di ospiti e soprattutto rifocillati con alimenti scaduti o in pessime condizioni.
Articolo pubblicato il giorno 31 Ottobre 2019 - 19:51