“A Casapesenna non c’è stato alcun condizionamento della camorra, e Michele Zagaria va assolto perche’ non ha mai dato alcun ordine contro l’ex sindaco Giovanni Zara”. Lo ha detto al tribunale di Santa Maria Capua Vetere l’avvocato Paolo Di Furia, legale del boss dei Casalesi detenuto al 41bis al carcere di Tolmezzo, nel corso dell’arringa tenuta al processo in cui Zagaria è imputato insieme all’ex sindaco di Casapesenna Fortunato Zagaria (i due sono solo omonimi) e all’ex consigliere Luigi Amato per violenza privata con l’aggravante mafiosa commessa ai danni di un altro ex primo cittadino di Casapesenna, Giovanni Zara. Il processo, giunto alle battute conclusive, nacque proprio dalla denuncia di Zara alla Dda di Napoli, relativa ai condizionamenti e alle minacce subite mentre era sindaco del paesino del Casertano dove è nato e cresciuto e ha trascorso parte della sua latitanza il boss Michele Zagaria; una carica ricoperta per meno di dodici mesi, da aprile 2008 a febbraio 2009, quando fu sfiduciato dalla maggioranza dei consiglieri comunali perché si era messo apertamente contro il boss. Per la Dda di Napoli, i condizionamenti e le minacce sarebbero stati ordinati dal boss ed eseguiti dal vice-sindaco di Zara, Fortunato Zagaria, che prima del 2008 era stato sindaco di Casapesenna per 10 anni, e lo sarà poi per altri dodici mesi, fino all’arresto del 2010, in seguito alla caduta di Zara; per gli inquirenti Fortunato Zagaria, cui nel corso del processo è stato contestato il reato di concorso esterno in camorra, era la longa manus del boss a Casapesenna. Zara invece, una volta eletto, iniziò a svolgere una concreta azione anticamorra, partecipando a manifestazioni contro i clan, appellandosi più volte, attraverso interviste, alle forze dell’ordine perché catturassero il boss Zagaria, allora latitante; condotte che a Fortunato Zagaria e al boss non piacquero, tanto che Zara fu minacciato dal suo vice allo stadio di Casapesenna di “fare la fine di Antonio Cangiano”, ex assessore gambizzato nel 1989 e poi morto sulla sedia a rotelle. “Non c’é la prova oggettiva che Michele Zagaria abbia dato ordine a Fortunato Zagaria di minacciare Zara. Casapesenna non era controllato dal clan, lo dicono ufficiali di polizia giudiziaria sentiti nel processo. Per questo va assolto”, ha concluso l’avvocato.
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