La trattativa, non andata in porto, sulla compravendita di petrolio al centro dell’inchiesta milanese sui presunti fondi russi al Carroccio prevedeva “l’acquisto da parte di Eni spa di ingenti quantitativi di prodotti petroliferi (250.000 tonnellate al mese per tre anni) venduti dalla societa’ di stato russa Rosneft, prevedendo che una percentuale del 4% del prezzo pagato da Eni sarebbe stato retrocesso per finanziare la campagna elettorale per le elezioni europee del partito politico Lega, mentre una percentuale del prezzo pagato da Eni – tra il 2% e il 6% – sarebbe stata corrisposta tramite intermediari e studi legali a pubblici ufficiali dell’azienda di Stato Rosneft”. E’ quanto si legge nel capo di imputazione formulato dai pm di Milano nei confronti di Gianluca Savoini, dell’avvocato Gianluca Meranda e dell’ex banchiere Francesco Vannucci e che e’ riportato nel provvedimento con cui il Tribunale del Riesame ha respinto l’istanza della difesa dello stesso Savoini contro i sequestri. Eni ha sempre negato il benche’ minimo coinvolgimento nella vicenda.
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