“Il solo pensiero che i familiari dei due poliziotti di Trieste – Rotta e Demenego – morti, come dice il gip di Trieste Massimo Tomassini, senza che si sappia il perché, da qui a qualche anno, quando la
tragedia sarà dimenticata, ma non il dolore dei familiari e di chi ogni giorno rischia la propria vita
per la sicurezza dei cittadini, si ritrovino per strada l’assassino Meran, pronto a sbeffeggiarli, mi fa accapponare la pelle. È purtroppo un’evenienza sempre più concreta appesa ad una sentenza della
Corte Europea di Strasburgo (CEDU) attesa per domani sul cosiddetto “ergastolo ostativo” che,
purtroppo, non riguarda solo i mafiosi”. È quanto sostiene il segretario generale del Sindacato
Polizia Penitenziario Aldo Di Giacomo che aggiunge: “la decisione del CEDU potrebbe rappresentare
la sponda di cui il Governo Italiano, non nuovo ad ipotesi di attenuazione prima e abolizione poi del
41 bis, attende per procedere lungo il percorso di buonismo e di “redenzione” totale di qualsiasi
categoria di detenuti. Dunque quello che è uno strumento fortemente voluto dai giudici Falcone e
Borsellino è altrettanto strenuamente osteggiato dai mafiosi capimafia, al punto che Totò Riina lo
inserì in cima al ben noto “papello” – consegnato dopo le stragi del 1992, per l’abolizione del carcere
duro per i boss – dice ancora Di Giacomo – rischia di trasformarsi da “fine pena mai” a “porte
girevoli del carcere”. Come se non bastassero tutti i benefici – dalla semilibertà ai permessi-premio –
l’eccesso di fiducia, perché di questo si tratta, si traduce nei numerosissimi episodi di cui la cronaca
è piena con detenuti che evadano, detenuti in permesso-premio che uccidono o rapinano.
Per il S.PP. “bisogna mettere fine a questa situazione che è un pericolo per i cittadini e più
direttamente per il personale penitenziario, di fatto delegittimato dalle sue funzioni e dai suoi
compiti. Il nostro – continua Di Giacomo – è un campanello d’allarme che abbiamo già suonato più
volte: i mafiosi e gli uomini della criminalità organizzata intendono imporre il proprio controllo in
carcere e non aspettano altro che nuovi segnali di resa da parte dello Stato. Non dimentichiamo il
precedente: lo scorso 13 giugno la Cedu si è espressa in maniera favorevole sul ricorso presentato
da un boss mafioso, Marcello Viola (capo di una ‘ndrina calabrese di Taurianova, condannato a
quattro ergastoli per omicidi plurimi, occultamento di cadavere, sequestro di persona e detenzione
di armi), dando torto allo Stato Italiano. Nella sentenza si censura come “trattamento inumano e
degradante” l’istituto giuridico del cosiddetto “ergastolo ostativo”. In totale sono 957 le persone
soggette al provvedimento che aspettano quel segnale di resa dello Stato.
Articolo pubblicato il giorno 8 Ottobre 2019 - 09:46