Si è impiccato un detenuto italiano, in attesa di giudizio per maltrattamenti, entrato a Marassi solo poche ore prima. Lo rende noto il Sappe della Liguria, sindacato di polizia penitenziaria, segnalando che quello di stanotte è il secondo suicidio nel carcere di Genova dall’inizio dell’anno. Il personale di servizio è intervenuto, praticando le operazioni di massaggio cardiaco. Il detenuto è stato trasferito in ospedale ma non è sopravvissuto. “Non conosciamo le ragioni che hanno indotto all’insano gesto, ma, di fatto, esiste un disinteresse alle condizioni di vita della popolazione detenuta a Marassi che è discutibile, sin dai dati numerici con 730 detenuti il 57% sono stranieri, che devono che devono convivere in spazi per 525 posti”, sostiene il segretario del Sappe, Michele Lorenzo. “Il 33% di detenuti è tossicodipendente, il che implica problemi di varia natura, dalle crisi di astinenza alla richiesta di appositi farmaci e assistenza medica e paramedica”. Il sindacato ricorda che nel primo semestre dell’anno nel carcere di Genova ci sono stati “quasi 100 atti di autolesionismo, già un suicidio (da sommare a quello della scorsa notte, ndr), 73 colluttazioni e 40 ferimenti, un decesso per cause naturali e continue aggressioni che subisce la Polizia Penitenziaria all’interno degli istituti della Liguria e a Marassi in modo particolare”. Lorenzo ricorda che “la direzione di Marassi si e’ resa parte attiva con l’assessore regionale alla Sanità di un protocollo sul ‘rischio suicidario’, ma ancora nulla si sa, a distanza di quasi un anno dalla sua introduzione, sulle modalità attuative di tale protocollo”.
Articolo pubblicato il giorno 21 Ottobre 2019 - 10:50