I fatti del giorno

De Luca: ‘Pronti 20 milioni di euro per far rimanere Whirlpool a Napoli’. Gli operai: ‘Non ci muoviamo da qui’

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Napoli. “Ieri ho inviato una lettera per chiedere un estremo confronto con Invitalia, per verificare se ci sono le condizioni per rilanciare. Non so cosa si possa fare oggi, date le decisioni di Whirlpool. La Regione Campania è pronta a mettere a disposizioni fino a 20 milioni di euro per invitare l’azienda a restare a Napoli”. Così il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca – intervenuto a Radio CRC – in merito alla vicenda Whirlpool. “Grande chiacchiere e grande propaganda – ha sottolineato – senza la vera soluzione dei problemi: Whirlpool chiude. Avemmo dovuto spronare l’azienda a dire in quali condizioni avrebbe potuto riaprire. Il Governo avrebbe dovuto mettere in piedi una serie di vantaggi fiscali. Da anni il nostro Paese è privo di una politica industriale. Abbiamo al Governo – ha concluso – persone che pensano di governare l’Italia attraverso i tweet e la mera propaganda”.
“Se ci arrendiamo noi, perde lo Stato. Perde la gente perbene di questo Paese”, “la fabbrica come luogo fisico è nostro – afferma -. Ha camminato sulle gambe delle nostre famiglie. Non è da buttare, e non ci faremo rottamare. E a qualunque costo, qui si continuerà a combattere. Siamo stati lavoratori leali, ci stanno calpestando come se fossimo figurine di carta”. Così l’operaia Whirlpool Italia Orofino in una intervista a Repubblica dopo l’annuncio della multinazionale americana di chiusura da novembre. A giugno, si sperava ancora: il decreto salvaimprese, i 17 milioni che avrebbe messo il governo.. E ora? “Ora sta montando una grande rabbia. Insieme al senso di impotenza. Non vale l’accordo del 25 ottobre 2018, con cui la Whirlpool garantiva al governo gli investimenti per Napoli: eppure è dopo quel pezzo di carta che tanti miei colleghi hanno contratto un mutuo, hanno fatto sposare un figlio, acquistato un’auto, deciso una ristrutturazione. Ricordo i sorrisi e la festicciola in azienda”. Ma, a maggio, la cancellazione dello stabilimento di Ponticelli… “Sì, solo sette mesi dopo. Come in un tragico Scherzi a parte. Così io, quasi alla soglia dei 50 anni, insieme con tanti, scopriamo che siamo dentro un mondo diverso: non c’è Italia, non c’è Europa, non c’è tutela. Non pesa la legge, non è vincolante un accordo, non ci sono premier, governo o ministri che tengano di fronte alla decisione di una multinazionale. È solo la legge del più forte, è la giungla. Per questo, ribadire la chiusura oggi, significa sputare addosso a noi 420 operai, sputare addosso ai mille dell’indotto che scivoleranno in una lenta disperazione, sputare addosso al Sud che evidentemente era per loro l’anello più debole, il posto più facile su cui mettere una bella X. In più c’è uno smarrimento, la ferita… Perché questa fabbrica si è legata al territorio e alle famiglie in un modo speciale. Tra lo scherzo e lo sfottò era ‘Mamma Whirlpool’. Qui io ho appreso la dignità del lavoro, le regole, anche l’orgoglio, il senso della meritocrazia. I nostri padri facevano a gara a non prendersi neanche un giorno di malattia. E venivano premiati. Questa per noi era responsabilità collettiva. E ora ci tradisci così, Mamma Whirpool?”.
“E’ una vicenda lunga questa, nata 138 giorni fa. Mi riferisco al giorno 31 maggio, quando abbiamo dato aggiornamenti sul piano industriale firmato nell’ottobre dello scorso anno”. Lo ha dichiarato Alessandro Magnoni, direttore delle comunicazioni di Whirlpool, durante la trasmissione “Barba e capelli” di Radio Crc. “Quando l’azienda ha preso coscienza della crisi del prodotto nel nostro stabilimento di Napoli, lo ha prontamente reso noto – ha proseguito Magnoni – Al contempo abbiamo immanentemente trovato una soluzione: un piano di riconversione, assicurando i livelli occupazionali attualmente presenti. Questo provvedimento non ha ancora trovato riscontri all’interno dei sindacati e dei ministeri. Non abbiamo mai avuto la sensazione che il Governo abbia dato la giusta importanza alla situazione”. “Dal prossimo primo novembre l’azienda terminerà la sua attività nel sito produttivo di Napoli – ha sottolineato Magnoni – La procedura di riconversione prevede l’elemento della consultazione: abbiamo ancora 10 giorni dinanzi a noi per permettere a chiunque, delle parti coinvolte, di contattarci, sedersi accanto a noi, per condividere con noi cosa c’e’ dietro la procedura. L’ottimismo ci guida da mattina a sera. L’azienda e’ qui pronta ad accogliere qualsiasi appello. Se non si vede il piano, e’ difficile criticarlo. Il piano non finisce, c’e’ ancora tempo. Dobbiamo continuare a preoccuparci, giorno per giorno, della salvaguardia di 400 famiglie. Il nostro assetto produttivo si comporta di 3/4 grandi Paesi: l’Italia, la Polonia, la Turchia, la Slovacchia, la Russia etc. La strategicità dell’Italia l’abbiamo ribadita tantissime volte”. “L’unico problema che abbiamo in Italia – ha concluso Magnoni – riguarda il prodotto fatto a Napoli”. In diretta su Radio CRC, è intervenuto Antonello Accurso, sindacalista Uilm, sulla vicenda Whirlpool: “E’ tempo di finire di parlare, ci aspettiamo di più dal governo. La finiscano di dire che questo è un problema di costi: la verità è che hanno deciso che il mercato italiano ed europeo non va più bene, quindi vogliono spostarsi altrove. Chiedono di fare dei container a delle donne, quindi i carpentieri. Il governo deve trovare una soluzione. Dobbiamo unicamente decidere se quello che ci viene proposto garantisce davvero il benessere dei lavoratori. Il 21 ci sarà un esecutivo generale per decidere uno sciopero cittadino di tutte le categorie. Questo governo, se non chiude la vertenza, non può affermare di esser nato per risolvere i problemi, ma, come dicono molti, è nato unicamente per mettere al sicuro le persone”.


Articolo pubblicato il giorno 16 Ottobre 2019 - 11:01

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