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Condannato a un anno e 4 mesi costretto per oltre 2 anni alla firma per una ‘dimenticanza’ della cancelleria dell’Appello

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È successo a Napoli, come purtroppo molto spesso capita. Un imputato, un 42enne di Varcaturo, era stato condannato in via definitiva dalla Corte di appello di Napoli, IV Sezione Penale a un anno e 4 mesi di reclusione (confermando la sentenza di primo grado emessa il 28 settembre 2016 dal GIP del Tribunale di Napoli Nord), con sentenza emessa in data 4 gennaio 2017.
Per una grave negligenza da parte delle cancellerie competenti, concernente la mancata comunicazione della divenuta definitività ed irrevocabilità della sentenza in commento all’ufficio esecuzioni, il condannato “continuava” ad essere sottoposto ad una “ingiusta” misura detentiva non custodiale per ben 2 anni in più, che sarebbe dovuta cessare di diritto con la definitività della sentenza di appello.
Il mese di settembre il condannato, che nel frattempo aveva espiato “quasi” per intero la pena, ha contattato l’avvocato Massimo Viscusi, del foro di Benevento, per dirimere questa assurda situazione, che gli aveva arrecato danni alla sua salute psichica, costringendolo ad andare per ben 3 volte a settimana presso la stazione del comando dei carabinieri di Lago Patria per la regolare firma. Il legale, dopo aver presentato al competente ufficio giudiziario una lunga, articolata e motivata istanza, ha visto “legittimamente” accogliere il suo ricorso. Per la grande felicità di chi è stato praticamente, come si suol dire in gergo comune, “in prigione”, ingiustamente, per “ben” 2 anni in più.
Il legale, con il suo assistito, stanno valutando la possibilità di chiedere un equo risarcimento danni per l’ingiusta detenzione patita, al fine di poter compensare la vittima dalle sofferenze personali ingiustamente patite.


Articolo pubblicato il giorno 12 Ottobre 2019 - 23:40
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