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Caso Consip, la confessione di Romeo: ‘Sono finito nel tritacarne mediatico per colpire Renzi’

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“Sono stati fatti danni a me e alle mie aziende nel tentativo sotteso, ma palese, di danneggiare Renzi”. Lo dice Alfredo Romeo l’imprenditore napoletano coinvolto indirettamente ma di fatto all’origine del cosiddetto caso Consip e la ‘fuga di notizie’ con la recente decisione del gup Clementina Forleo che ha disposto 5 rinvii a giudizio (Lotti, Del Sette, Saltalamacchia, Russo e Vannoni) e 2 proscioglimenti (Scafarto e Sessa). “Si è capito veramente – si sfoga Romeo – che cosa è la vicenda Consip? C’e’ qualche giornalista che abbia davvero approfondito le carte al di là delle indiscrezioni delle Procure, e abbia dipanato i lati oscuri – ancora tanti – che si possono intra-leggere nei documenti? Detto cio’, potrei dirle quali danni sono stati fatti a me e alle mie aziende nel tentativo sotteso, ma palese, di danneggiare Renzi e la sua leadership. Infatti le suggerirei di fare a lui la stessa domanda: magari la sua risposta avrebbe più senso e significato per capire come stanno le cose”. “Io – ricorda Romeo rispondendo ad una domanda sui 60 mila euro di finanziamenti a Renzi – ho sempre finanziato, apertamente e in forma ufficiale, la politica. Ritengo che sia una indispensabile forma di supporto alla democrazia e alla dialettica politica, percé senza una buona politica non si può fare una buona impresa. Quando ho affermato che sono stato ‘mal ripagato’ per aver visto con favore il vento di rinnovamento che Renzi voleva portare nel Pd, dico una cosa evidente: quel mio contributo a una ventata di giovinezza nella arcaicità delle dinamiche di quel partito, è stata usato per spacciarmi per un ‘cacciatore di favori'”. “Nessuno ha mai detto – sottolinea Romeo – che quel contributo fu dato quando Renzi non era ancora sostanzialmente nessuno, non aveva potere reale, e stava cercando di dare concretezza a istanze che nascevano dai girotondi e da voci come quella di Nanni Moretti che aveva gridato: ‘con questa classe dirigente non vinceremo mai!!’. Ricordate? Strumentalmente, quell’imprenditore che finanziò giovinezza, entusiasmo ed energie forse utili al paese, è stato poi descritto come un postulante alla corte di Renzi. Il quale, come ho detto, mi ha pubblicamente rinnegato su Report, assecondando il pregiudizio e non la verità”, chiosa Romeo. “Sono finito nel tritacarne perché ero strumentale per portare un attacco politico alla leadership di Matteo Renzi da una parte, mentre dall’altra mettermi alla gogna serviva a tenere lontani i riflettori dal vero marcio di Consip”. Il “vero marcio di Consip”, spiega Romeo, “era stato da me denunciato negli esposti, e cioè il cartello di aziende che era contro di me, e non mosso da me, come risulterebbe evidente se le carte fossero lette con attenzione”. Nelle maglie del cosiddetto caso Consip, aggiunge l’imprenditore, “c’è un risvolto politico che mi coinvolge, o meglio mi travolge strumentalmente. Sarebbe interessante, infatti, capire che cosa si intenda per caso Consip. Tutte le cose di cui sono accusato sul fronte delle gare, infatti, sono state denunciate da me con esposti che hanno avuto seguito solo quando il sottoscritto era finito nel tritacarne”.
Uno “sguardo ‘favorevole'” per il quale “sono stato mal ripagato”. Romeo sostiene che “per gettare quelle ombre usano sistematicamente il mio nome. Si vedano i giornali di Travaglio e Belpietro in particolare: si potrà verificare, infatti, che c’è stata una recrudescenza di articoli su di me e sui miei presunti incroci con il papà di Renzi a cavallo della scelta di fare una scissione nel Pd. Il Fatto, la Verità, sparano su di me che sono la Croce Rossa, per sparare ‘missili stampa-Renzi’, contro un uomo che con abilità tutta politica è ritornato al centro della scena e potrà determinare infinite azioni future del governo, e non solo”.

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“Le mie aziende sono state rivoltate come calzini in questi anni e non è stato trovato uno spillo fuori posto. Migliaia di pagine di analisi, indagini e controlli incrociati dimostrano che il Gruppo è sano e opera correttamente sul piano amministrativo, fiscale e contrattuale. Dunque noi continuiamo a lavorare con pieno diritto e trasparenza non solo con enti pubblici in Campania, ma in tutta Italia”. “Lì dove ci sono stati dei rallentamenti – spiega Romeo – è perché alcuni committenti, con iniziative arbitrarie e del tutto temerarie, hanno tentato di agire in nostro danno, senza che ci fosse una ragione di diritto o di fatto che potesse avallare quelle stesse iniziative. Con la forza della ragione, del buon titolo e del diritto, ci siamo opposti e chiederemo i danni. Anche su questo fronte sono sereno”. Romeo sottolinea però che “questa autodeterminazione sregolata, fondata su presupposti errati e senza rispetto delle regole e delle controparti, provoca danni spaventosi, Non solo alle aziende, ma al sistema economico in generale, che perde le tutele e gli automatismi di garanzia per far funzionare il sistema dell’impresa e del lavoro, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, con una indifferenza alla vita delle persone e dell’apparato produttivo che lascia esterrefatti”. Nel caso Consip “c’è un reo confesso, Marco Gasparri, che mi chiama in correità nel tentativo di capire i meccanismi delle gare Consip. Anche qui i riscontri alle accuse di Gasparri sono nulli, ma negli atti i giudici già potrebbero individuare l’assoluta inaffidabilità di quel signore”. Alla “inaffidabilità” dell’ex dirigente di Consip Marco Gasparri, secondo Romeo, andrebbero aggiunte le “manipolazioni evidenti delle indagini: non dimentichiamo che questo filone di inchiesta è stato tolto al pm Woodcock che l’aveva avviato e al suo fedelissimo, ma a dir poco sciatto, maggiore Scafarto”. Questo, sottolinea l’imprenditore, “dovrebbe indurre i giudici a considerare con angolazione diversa tutta la vicenda. E se si fa la ricostruzione del presunto ‘scandalo’, si rimane basiti dall’inconsistenza dell’impianto accusatorio. Ma – conclude – ci vorrebbe una giornata a descriverlo”.


Articolo pubblicato il giorno 5 Ottobre 2019 - 17:13


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