La sua personalità bastava a incutere terrore nelle vittime di pressioni estorsive. Così al cospetto di Carmine Montescuro, il boss di 84 anni finito in carcere ieri mattina a Napoli, veniva accompagnata ogni persona destinataria di richieste di ‘pizzo’. Il gip Alessandra Ferrigno racconta i vari episodi, soprattutto quelli più eclatanti di estorsioni con le quali il gruppo di via Sant’Erasmo riusciva a mantenere saldo il potere sia militare che economico nella zona cuscinetto tra Ponticelli, Gianturco e San Giovanni. Una delle vittime era la cooperativa di ex detenuti Salus. “Si tratta di una corresponsione continua di denaro ottenuto minacciando ritorsioni”, scrive. Il pizzo, mensile, ammontava a tremila euro, corrisposti fino a quando la sede della cooperativa si trovava nei pressi della casa del boss. A maggio del 2017 c’e’ una conversazione esplicita tra Montescuro e Nino Argano, altro arrestato. Lui si rivolge al boss e parlando della cooperativa dice: “Io so che pagavano assai e adesso hanno trovato una cosa di meno?”. Montescuro risponde: “a noi pagavano 3 mila euro al mese?”. Argano: “Quando mai, qua pagavano 12 mila euro al mese. Ottomila o 12 mila euro al mese”. Altra vittima delle pressioni estorsive è stato un notaio che aveva due capannoni industriali nel suo rione. Erano affittati a cinesi e per questo il clan voleva 100 mila euro di tangente. Hanno imposto il pizzo anche a tre ditte impegnate nella bonifica dei siti della società petrolifera Kuwait Raffinazione e Chimica spa, che si trovano nella zona orientale di Napoli, 7 dei 23 destinatari della misure cautelari emesse dal gip Alessandra Ferrigno nell’ambito dell’indagine denominata “Piccola Svizzera” della Squadra Mobile di Napoli e della DDA. Tra gli arrestati figurano il capo del gruppo camorristico dei Montescuro, Carmine, 84 anni, suo figlio Antonio, il nipote omonimo e il suo braccio destro Nino Argano, di 55 anni. Secondo quanto emerso dall’attività investigativa i sette, tra cui figura anche l’84enne Carmine Montescuro, avrebbero costretto i quattro titolari delle ditte a esborsare continuamente somme di denaro (qualche decina di migliaia di euro) minacciando ritorsioni. Estorsioni che sarebbero state perpetrate dal febbraio al maggio 2017. Tre degli arrestati, infine, Carmine Montescuro, Nino Argano e un’altra persona, secondo gli investigatori, hanno costretto, a titolo di estorsione, l’amministratore di una ditta che si occupa di commercio estero industriale, a vendere una imbarcazione del costo di svariate centinaia di migliaia di euro a poche decine di migliaia di euro.
Articolo pubblicato il giorno 25 Ottobre 2019 - 07:12