Figura anche Ivanhoe Schiavone, figlio del capoclan dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone, tra le persone indagate dalla Dda di Napoli nell’ambito dell’inchiesta che oggi ha portato all’arresto, da parte dei carabinieri, di 17 persone accusate di associazione camorristica, estorsione e traffico di stupefacenti. Schiavone jr e’ indagato per intestazione fittizia di beni in relazione alla gestione di un punto scommesse di Trentola Ducenta che secondo i magistrati era a lui riconducibile; l’esercizio era gestito da un suo fedelissimo finito in carcere, il 28enne Oreste Diana, figlio dell’esponente di spicco Giuseppe Diana, luogotenente di Sandokan. I pm avevano chiesto l’emissione di una misura cautelare per Schiavone, ma il Gip ha ritenuto che non vi fossero elementi sufficienti per restringere la libertà del rampollo del capoclan, il quale resta quindi libero a differenza dei fratelli, tutti detenuti, ad iniziare dal primogenito Nicola, che ha scelto di collaborare con la giustizia. Proprio Nicola figura tra i collaboratori di giustizia che hanno permesso ai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta di porre un argine alla riorganizzazione del clan dei Casalesi attraverso gli arresti eseguiti oggi. L’indagine ha accertato la commistione tra vecchia guardia del clan e giovani leve, per lo più “figli d’arte” come Oreste Diana, Ivanhoe Schiavone e Giuseppe Cantone, figlio dell’ex capozona dei Casalesi a Trentola Ducenta.
La misura cautelare colpisce elementi di spicco del clan dei Casalesi, tra i quali, CAPOLUONGO Giacomo, ritenuto l’attuale cassiere del clan, FIORAVANTE Salvatore, referente nella zona di Trentola Ducenta e San Marcellino per quanto riguarda le estorsioni e lo spaccio di stupefacenti, DIANA Oreste, figlio di Giuseppe, e CANTONE Giuseppe, figlio di Raffaele, i quali – avvalendosi del potere intimidatorio dell’appartenenza al clan – si sono imposti nelle estorsioni e nella gestione del traffico di sostanze stupefacenti nell’agro aversano. L’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, avviata nell’ottobre 2016, ha consentito di accertare che:
– CAPOLUONGO Giacomo ha gestito la cassa del clan, raccogliendo nell’agro aversano le entrate ricavate dalle estorsioni, dai traffici di droga e di armi e assumendo un ruolo di prim’ordine, divenendo saldo punto di riferimento per gli altri appartenenti e affiliati alla fazione Schiavone;
– DIANA Oreste “ha continuato le attività criminali del clan, rimanendo sempre fedele, come suo padre, alla famiglia Schiavone”. Indicato come “persona di fiducia di SCHIAVONE Ivanhoe” si è occupato direttamente della conduzione delle piazze di spaccio di stupefacenti nonché della
gestione di un punto scommesse sportive, intestato a prestanomi, con sede in Trentola Ducenta;
– CANTONE Giuseppe, insieme a Diana Oreste e Della Volpe Salvatore, è stato molto attivo sia nelle estorsioni (insieme a D’Alessio Arcangelo e Verde Manuel) che nella gestione delle piazze di spaccio delle sostanze stupefacenti;
– FIORAVANTE Salvatore, detto “Porcellino”, attualmente ristretto presso la casa circondariale di Terni per altro motivo, è stato un elemento apicale dell’organizzazione, operando soprattutto nel settore dello spaccio di stupefacenti e nell’approvvigionamento di armi. Per quanto riguarda le estorsioni, il gruppo ha taglieggiato imprenditori edili, commercianti e artigiani di Aversa, Trentola Ducenta e Lusciano, con richieste che arrivavano fino a 60.000 euro o che talvolta consistevano anche in prestazioni d’opera (come ad esempio ristrutturazioni di abitazioni). Dall’attività è chiaramente emerso il potere di soggezione del clan patito dagli imprenditori dell’agro aversano, spesso reticenti anche davanti all’evidenza delle prove acquisite.
Le piazze di spaccio, controllate dal FIORAVANTE, erano materialmente gestite da DIANA e CANTONE, con la stretta collaborazione di DELLA VOLPE. FIORAVANTE aveva contatti su Secondigliano da dove faceva arrivare la cocaina attraverso due corrieri, anch’essi destinatari dell’odierna misura. Sempre per lo spaccio di stupefacenti, un altro canale di rifornimento è stato individuato in un gruppo di albanesi, i quali hanno fornito alla fazione SCHIAVONE operante nell’agro aversano armi e droga importate dall’Albania attraverso alcuni porti della Puglia. Il gruppo, perfettamente organizzato con ruoli e compiti specifici, oltre a fornire marijuana al clan, con la complicità di un italiano, gestiva anche proprie piazze di spaccio nella provincia di Caserta (Mondragone e Castel Volturno), sulle quali l’attività d’indagine ha permesso di far luce. Allo stesso tempo è stato appurato che alcuni albanesi del gruppo, oltre alla droga, sfruttavano la prostituzione di donne bulgare e rumene nelle province di Napoli e Caserta. L’attività investigativa ha quindi confermato la piena attività del clan dei Casalesi, con particolare riferimento ai comuni di Trentola Ducenta, San Marcellino e Lusciano.
I soggetti colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere sono:
1. FIORAVANTE Salvatore (cl. 1973)
2. CAPOLUONGO Giacomo (cl. 1957)
3. CANTONE Giuseppe (cl. 1989)
4. DIANA Oreste (cl.1991)
5. FIORILLO Nicola (cl. 1971)
6. D’ALESSIO Arcangelo (cl. 1980)
7. VERDE Manuel (cl. 1992)
8. FORIA Pasquale (cl. 1975)
9. DELLA VOLPE Salvatore (cl. 1994)
10. FOLLIERO Mariano (cl. 1961)
11. FRUGUGLIETTI Nicola (cl. 1975)
12. ERCEKU Tregim (cl. 1975)
13. NEZIRI Fidai (cl.1980)
14. NEZIRI Altin (cl. 1977)
L’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari è stata invece notificata a:
1. DI COSTANZO (cl. 1989)
2. MARTINO Luca (cl. 1975)
3. CATTOLICO Antonio (cl. 1951)
Articolo pubblicato il giorno 22 Ottobre 2019 - 18:52