AvellinoCi sarebbe il nuovo clan Partenio dietro agli attentati dello scorso mese di settembre. E’ quanto emerge dagli ultimi atti depositati dagli inquirenti presso il Tribunale del Riesame. Circa 200 pagine di intercettazioni ambientali e telefoniche riferite agli ultimi mesi. A settembre due attentati scossero la tranquillità di Avellino. Prima una bomba artigianale fatta esplodere nell’auto di un imprenditore locale e poi 5 auto crivellate di proiettili e appartenenti a Damiano Genovese, figlio del boss Amedeo ed incensurato. E’ proprio dalle intercettazioni che riguardano questi ultimi due che emerge come, dietro agli attentati, potrebbe esserci la mano di Pasquale Galdieri, arrestato nell’ambito dell’operazione ‘Partenio 2.0’ e considerato dagli inquirenti il capo del nuovo clan. In una intercettazione ambientale, Damiano Genovese spiega a un suo interlocutore che, dietro all’attentato ai suoi danni ci sarebbe Galdieri, ricostruendo anche la dinamica di quella notte con due ragazzi in fuga su uno scooter dopo aver esploso i proiettili. Un’altra intercettazione ambientale, invece, viene registrata nel carcere di Parma dove si trova recluso il padre, Amedeo, che nel corso di un colloquio con un suo parente sottolinea tutte le sue preoccupazioni per quanto sta avvenendo ad Avellino, chiedendo di avvertire il figlio di stare alla larga da Galdieri e i suoi uomini, temendo per la sua vita. Soprattutto quello che emerge dalle intercettazioni è che, il legame che c’era tra Galdieri e la famiglia Genovese si sarebbe interrotto negli ultimi mesi, una situazione, questa, ancora da chiarire dagli inquirenti, ma che Amedeo Genovese teme molto perché, sempre in una intercettazione chiede al suo interlocutore di fare di tutto per mettere pace ad Avellino tra il figlio Damiano e Galdieri che definisce come il suo ‘erede’.
Articolo pubblicato il giorno 31 Ottobre 2019 - 12:55