Cervino. Il processo d’Appello ha fatto emergere i gravi indizi di colpevolezza a carico di Pietro Esposito Acanfora. Questa la conclusione a cui è giunto il procuratore generale al termine della sua requisitoria nel processo a carico dell’ex dirigente dell’ufficio tecnico del comune di Cervino accusato dell’omicidio del sindaco Giovanni Piscitelli, ucciso e bruciato in auto. La richiesta è stata di quattordici anni di reclusione.
Alla base della pena invocata dal Procuratore Generale ci sarebbero alcune contraddizioni emerse nel corso del processo tra quanto riferito dallo stesso Esposito Acanfora e le dichiarazioni di altri testimoni. Incongruenze che hanno spinto il procuratore a chiedere la conferma dell’intero quadro indiziante e quindi di condannare l’imputato (assolto in primo grado).
A metà novembre ci saranno le arringhe dei difensori. Il 28 febbraio del 2008 Piscitelli fu ritrovato in località Durazzano, a qualche metro di distanza dalla propria vettura data alle fiamme. L’allora primo cittadino era riuscito a scendere dal veicolo per tentare di porsi in salvo, ma le ustioni non gli diedero scampo. Venne trovato bruciato dalle gambe in su.
Al termine del processo celebrato con il rito abbreviato, infatti, Esposito Acanfora fu assolto in primo grado “per non aver commesso il fatto” dal giudice Marcello De Chiara.
Articolo pubblicato il giorno 28 Ottobre 2019 - 15:43 / di Cronache della Campania