Tappa ad Avellino per Franco Roberti, Europarlamentare, ma soprattutto ex Procuratore nazionale dell’antimafia. La sua visita è stata dettata dalla necessità di esprimere la propria solidarietà a Vincenzo D’Onofrio, procuratore aggiunto di Avellino, titolare dell’inchiesta ‘Partenio 2.0′ che ha portato allo smantellamento del nuovo clan camorristico in procinto di prendersi la scena in Irpinia. Una delle tante intercettazioni ambientali utilizzate dagli inquirenti ha registrato una minaccia di morte rivolta proprio a D’Onofrio: “Lo uccido a questo”. E’ la frase in questione e che gli inquirenti hanno attribuito a Pasquale Galdieri, definito il capo del nascente clan. “Ho portato la solidarietà del Pd e nostra personale a Vincenzo D’Onofrio e tutta la Procura di Avellino per le minacce che sono state riscontrate e registrate nel corso delle indagini sui clan camorristici del territorio e anche per attestare la nostra vicinanza in generale all’azione di contrasto che svolgono la Procura di AVELLINO le forze dell’ordine contro la criminalità organizzata e comune”. Sono queste le prime parole di Franco Roberti, Europarlamentare Pd ed ex procuratore nazionale antimafia, al termine dell’incontro privato con il procuratore aggiunto di Avellino, Vincenzo D’Onofrio titolare dell’inchiesta ‘Partenio 2.0’ con cui è stata smantellato il nascente clan. Roberti lo ha incontrato in tarda mattinata per esprimergli la sua solidarietà. Dalle indagini, infatti, è emersa un’intercettazione ambientale in cui una persona dichiara: “A questo lo dobbiamo uccidere”. La frase è stata attribuita dagli inquirenti a Pasquale Galdieri, ritenuto il capo del nuovo clan, ed era rivolta proprio a D’Onofrio. L’incontro di questa mattina è stata anche l’occasione per parlare dell’Irpinia, territorio che Roberti conosce bene per aver ricoperto l’incarico di sostituto procuratore negli anni immediatamente successivi al terremoto dell’Ottanta. “Conosco la criminalità organizzata di Avellino – sottolinea – e so che ci sono clan molto strutturati e pericolosi che abbiamo sempre contrastato e combattuto con efficacia e buoni risultati. Naturalmente non bisogna mai abbassare la guardia e continuare l’azione di contrasto, senza perdere mai di vista anche quelli che sono i collegamenti tra le organizzazioni criminali, la società civile e le istituzioni che spesso sono oggetto di attenzioni e infiltrazioni da parte delle organizzazioni criminali”. L’europarlamentare coglie l’occasione anche per lanciare un messaggio alla politica secondo cui “dovrebbe recidere i propri rapporti con le organizzazioni criminali quando si registrano, come purtroppo accade in qualche caso – sottolinea Roberti. E compito della politica fare pulizia e tenere lontani soggetti che rappresentano il mondo della criminalità come purtroppo non sempre è avvenuto anche in questo territorio. L’azione di contrasto giudiziaria e investigativa è fondamentale e necessaria, ma non è sufficiente. Ci vuole l’azione politica e la presa di coscienza di tutta la società civile che la criminalità organizzata è un problema di tutti perché inquina l’economia, inquina le istituzioni, blocca lo sviluppo, la crescita democratica del Paese ed è un danno per tutti”, conclude Roberti.
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