“I dati forniti dalle statistiche dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private parlano chiaro: nel Nord-Ovest i premi assicurativi incassati nel 2017 sono stati 46.545.071 euro, per una spesa pro-capite di 2.890 euro; nel Sud, invece i premi incassati sono stati pari a 18.198.172, per una spesa pro-capite di 1.293 euro; nelle Isole premi per 7.761.957 euro ed una spesa pro-capite 1.085 euro. Questi dati confermano, anche in ambito assicurativo, il divario economico tra Nord e Sud/Isole il cui trend può essere invertito soprattutto investendo in cultura assicurativa, nella sua eccezione più ampia”. Lo ha detto oggi a Napoli Antonio Coviello, ricercatore Cnr-Iriss e co-direttore del Master Universitario di II livello “Magrisk”, organizzatore in seno all’Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli, diretto da Alfonso Morvillo, alla “Giornata della Educazione Assicurativa” nell’ambito del “Mese dell’Educazione Finanziaria-EduFin2019”, promosso dal MEF, in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Parthenope.
“Nel 2017 le 47 province con spesa assicurativa complessiva (vita e danni) pro capite superiore alla media nazionale (2.145 euro) sono nel Centro-Nord (10 nel Centro): i valori più elevati (superiori a 3.000 euro pro capite) sono rilevati a Trieste, Milano, Parma, Piacenza, Genova e Cuneo mentre le 16 province con spesa inferiore o uguale a 1.200 euro pro capite sono localizzate nel Sud, tra cui Napoli, e nelle Isole”.
“Le province – ha aggiunto il professor Coviello – con spesa pro capite superiore alla media nazionale (529 euro) sono 45 (di cui 38 nel Nord Italia e 7 nel Centro); le 12 province con valori pro capite oltre 650 euro – prime tra tutte Milano, Genova, Treviso e Aosta – sono localizzate nel Nord Italia, ad eccezione di Roma (660 euro); le 19 province con spesa pro capite più bassa, fino a 300 euro, sono nel Sud e nelle Isole”.
“Nel ramo Vita nel 2017 le 45 province con spesa pro capite superiore alla media nazionale (1.616 euro) sono situate nel Centro-Nord (36 nel Nord Italia e 9 nel Centro). I valori più elevati (oltre i 2.400 euro pro capite) sono relativi a Trieste, Milano, Parma e Piacenza; le 7 province sotto gli 800 euro pro capite sono tutte localizzate nelle Isole, ad eccezione di Crotone”.
“La raccolta complessiva (pari a circa 32 miliardi di euro) è in lieve recupero (+1,1%) rispetto al 2016; se il Centro-Sud resta sui medesimi livelli di raccolta del 2016 (nonostante il calo dei Rami RC Auto e natanti), si assiste – ha concluso Coviello – da una parte all’aumento del Nord (+2,4%rispetto al 2016, spinto dalla crescita dei rami diversi da RC Auto e natanti ) e dall’altra al calo delle Isole (-1,8%)”.
Per Rosario Stornaiuolo, presidente Federconsumatori di Napoli, “Non si comprende il perché Napoli e quasi tutto il Mezzogiorno pagano tre in più rispetto agli assicurati di Milano e del Nord. Questa discriminazione è assurda. Poi, occorre rimarcare che in Campania ci sono circa 800mila persone che non sono assicurate e ciò costituisce un problema enorme”.
Le coperture assicurative nei territori a rischio idrogeologico, sismico e vulcanico sono stati evidenziati da Giuseppe De Natale, dirigente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. “L’area napoletana è a moderato rischio sismico, ma ha il rischio vulcanico più alto al mondo. L’eruzione non si ferma davanti agli edifici, l’unica salvezza è l’evacuazione preventiva delle popolazioni fortemente esposte. Questo implica una gestione del territorio molto oculata, e il ramo assicurativo – ha spiegato De Natale – può essere molto importante poiché si possono mettere in campo dei ragionamenti, così come accade in altri paesi”.
Secondo il parlamentare della Lega, Gianluca Cantalamessa (componente della Commissione Giustizia della Camera), “In un sistema caratterizzato da incertezze e ambiguità, la possibilità di trattare i rischi, ridurli e trasferirli alle compagnie di assicurazioni aiuta a vivere meglio. I numeri dicono che ci sono ampi margini di crescita. Basta guardare i dati del 2017, ad esempio, dove la spesa assicurativa in rapporto al Pil nel Sud è intorno allo 0,5 per cento, nel resto d’Italia all’1 per cento con un dato interessante a Roma del 2,2. Ma affinché ciò accada, anche le società assicurative devono fare la loro parte”.
“Non sono tra quelli che si rassegnano all’idea di un Paese dove le distanze sono incolmabili – ha sostenuto il deputato Dem, Raffaele Topo (Commissione Finanze di Montecitorio) – e preferisco ragionare sui margini di riduzione delle distanze. E credo si possa fare anche nel campo assicurativo. La mia esperienza di amministratore locale lo conferma”.
Secondo il leader dell’opposizione nel Consiglio Regionale della Campania, Stefano Caldoro “La Campania è la prima regione a rischio povertà secondo gli studi Eurostat ed è inevitabile che innovazione e investimenti non vengono fatti per carenza di risorse. E i pochi fondi da destinare alla tutela delle famiglie sono utilizzate male. Oggi, ad esempio, c’è il reddito cittadinanza: soldi utilizzati male. Servirebbe piuttosto un ‘kit’ con cui affidiamo al sistema assicurativo il rischio salute dei cittadini, dove individuiamo la persona come destinataria delle misure, ma è l’intero sistema che la protegge. Il medico curante provvede alla prevenzione di base e ad esso si aggiunge un sistema mutualistico, pubblico o privato, a tutela dei beneficiari”.
All’incontro, moderato da Franco Calza (presidente Scuola Economia e Giurisprudenza dell’Università Parthenope), sono intervenuti anche Carmine D’Antonio (funzionario dell’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni), Giovanni Di Trapani (ricercatore Cnr-Iriss), Gian Lorenzo Fiorentini (presidente Club Assicuratori Romani), Fabrizio Ghironi (direttivo Confesercenti Arezzo), Fabrizio Morana (direttore generale Centro Studi e Ricerche AssicuraEconomia), Luana Pepe (Ceo Insurance Gold Broker), Francesca Perla (Co-Direttore del Master Magrisk).
Articolo pubblicato il giorno 25 Ottobre 2019 - 18:03