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Ancelotti; Champions emozionante, per Napoli test

“Il trofeo vinto con il Milan nel 2003 e’ stato il mio primo, quindi sicuramente il piu’ importante. Ho vinto altre due volte, ma la prima ha un sapore speciale, anche perche’ fu una finale tra due squadre italiane, quando il calcio italiano era al massimo livello. Nel 2014 giocammo una grande UEFA Champions League, quel Real Madrid voleva fortemente conquistare ‘La De’cima’. E’ stata la vittoria di un ambiente che voleva ‘La De’cima’. Per il Napoli la Champions League e’ una verifica. Il Napoli non ha mai ottenuto grandi risultati in questa manifestazione nella sua storia, quindi per noi rappresenta un test per cercare di fare sempre meglio”. Cosi’ Carlo Ancelotti racconta il suo rapporto con la Champions League in una intervista al sito web dell’Uefa nella settimana che vede il Napoli impegnato nella trasferta di Salisburgo. Il tecnico emiliano e’ il piu’ vincente della storia nelle competizioni europee per club visto che ha vinto 2 Champions League con il Milan e 1 con il Real Madrid ma anche 3 Supercoppe europee con i rossoneri e le merengues e una Coppa Intertoto con la Juventus. Il tecnico ha ripercorso il suo rapporto con la massima competizione internazionale per club sin da quando era un calciatore: “Il primo ricordo – dice – che ho della Coppa dei Campioni nella mia carriera e’ nel 1984. Mi infortunai, ma la Roma raggiunse la finale. Poi il trionfo del 1989, nella finale di Barcellona contro lo Steaua Bucarest. Ricordo tutto. L’atmosfera prima della finale, con 90.000 tifosi del Milan. Poi ricordo le difficolta’ della mia seconda finale, contro il Benfica a Vienna. Sono memorie vive. Giocare la finale di Champions League e’ l’highlight della carriera di qualsiasi calciatore. La Champions League e’ la competizione piu’ importante del mondo, la piu’ emozionante, anche per via dell’eliminazione diretta”. Ancelotti ricorda gli inizi da bambino all’oratorio fino alla fine della sua carriera da calciatore: “Non ho mai rimpianto -spiega – di aver smesso presto. Mi sono ritirato a 33 anni, ma con tutti i problemi alle ginocchia non e’ stato difficile lasciare. Mi ritengo fortunato di aver iniziato la carriera da allenatore. Sono sempre vicino all’azione, anche se non posso intervenire direttamente. Un allenatore dipende dai suoi giocatori in campo. Puo’ dare delle istruzioni, su cio’ che i calciatori possono fare in campo. Conoscenza ed esperienza sono molto importanti per un tecnico. Se pensi che possa bastare essere un grande calciatore per diventare un grande allenatore, ti sbagli. Ci sono molti aspetti: non solo tattica, ma anche il rapporto con i giocatori, con la societa’ e con i media. Io ho avuto molta fortuna ad allenare grandi giocatori. Rende tutto piu’ semplice. Tutti pensano che sia difficile allenare grandi campioni, ma in realta’ rende tutto piu’ semplice: oltre ad avere grande qualita’ sono quasi sempre i piu’ seri e professionali”.


Articolo pubblicato il giorno 21 Ottobre 2019 - 21:04

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