Viaggi della speranza, uomini e donne che danno vita ad una migrazione sanitaria silenziosa. Solo pochi immaginerebbero che la destinazione finale di questi viaggi non è verso le regioni a Nord del Paese, bensì la Campania. Succede per una malattia in costante aumento quale il tumore del polmone: il 65% dell’attività svolta alla Federico II dal Dipartimento di Sanità Pubblica (diretto dal professor Giancarlo Troncone) in fatto di
diagnosi, stadiazione e patologia molecolare predittiva per il cancro al polmone è “extra regionale”. Napoli è in questo caso un polo attrattivo per tutto il Mezzogiorno. Il dato è emerso a margine della presentazione
di una web serie sul tumore del polmone, e restituisce alla Campania un ruolo di primo piano nella lotta a questa malattia.
Un dato importante, perché quella di tumore al polmone è purtroppo una diagnosi che stravolge la vita, non solo per il paziente, ma per tutta la famiglia. Ed è proprio per questo che è nata la web serie “In famiglia all’improvviso” (diretta da Christian Marazziti) che affronta il tema “tappa per tappa”. Dieci puntate messe on-line con una cadenza settimanale sul sito http://www.infamigliaallimprovviso.it<http://www.infamigliaallimprovviso.it> e ideate per creare una nuova narrativa della malattia, aiutare pazienti e familiari ad affrontare il percorso di diagnosi e cura. Ma anche per sensibilizzare sulla prevenzione e sui fattori di rischio. Nel cast: Maurizio Mattioli, Federico Tocci, Fabrizio Nardi, Silvia Mazzotta, Angelica Massera, Andrea Amato, Diego Tricarico, Pierluigi Stella,
Gianluca Brundo e Nico Di Renzo. L’iniziativa è promossa da Salute Donna onlus, Salute Uomo onlus e WALCE onlus.
«Oggi chi ha un tumore del polmone – dice Umberto Malapelle, ricercatore di anatomia patologica della Federico II, coinvolto nel progetto – ha a disposizione migliori prospettive terapeutiche e una migliore qualità di vita». Quello della Federico II è un team al fianco degli oncologi per identificare il profilo molecolare dei tumori, un vero e proprio identikit che consente di attivare le terapie più appropriate. Una sorta di “scientifica” in stile “CSI”, che a partire dall’analisi morfologica del tumore ha il compito di identificare, se ci sono, le “chiavi” che possano rendere possibile l’impiego di farmaci a bersaglio molecolare. Se il paziente è eleggibile ad un trattamento specifico si può in questo modo offrire una minore tossicità dei trattamenti e risultati prima impensabili. Questo ha consentito negli ultimi anni di migliore sia la quantità che la quantità della vita di quanti si ammalano di tumore del polmone.
Articolo pubblicato il giorno 19 Settembre 2019 - 14:47