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Scafati,clan Matrone-Buonocore di nuovo alla sbarra

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Scafati. Inizia il secondo round per il processo Buonocore – Matrone. Si chiude un capitolo ma se ne apre subito un altro. La storia continua come nelle telenovele.
Il gruppo scafatese nuovamente alla sbarra. Si passa alla fase due con la DDA di Salerno che impugna le 4 assoluzioni del primo grado e le altre condanne riportate dai vertici del presunto sodalizio malavitoso. La pena più alta quella di Buonocore Giuseppe, alias zio Peppe ( difeso da Massimo Autieri e Stella Criscuolo) per la Dda salernitana deve essere aumentata.
Zio Peppe viene considerato dagli inquirenti il promotore della stagione delle bombe e delle estorsioni. Colui che aveva dichiarato guerra al clan Cesarano ed aveva portato gli scafatesi a rialzare la testa.Stesso discorso per Panariello Pasquale ( difeso dall’avvocato Anna Fusco) che si era presentato presso il supermercato IperG dicendo “ci manda l’ultimo che è uscito a Scafati, vi conviene pagare”. Per questi imputati le condanne sono state contenute rispetto alle richieste. Non sono sfuggiti alla richiesta di aggravamento delle pene altri due soggetti ritenuti dagli inquirenti molto pericolosi e che avevano estorto denaro ai commercianti con metodo mafioso ovvero Giovanni Barbato e Palma Antonio (entrambi difesi dall’avvocato Gennaro De Gennaro). Il Barbato aveva sparato nella saracinesca di un tabacchi in via passanti Scafati ed era stato ripreso dalle telecamere. Lo stesso Barbato aveva consumato materialmente l’estorsione ma la vittima non aveva pagato ed aveva subito la ritorsione.
Per entrambi ma anche per Panariello e Buonocore, la Procura sostiene che le pene sono leggere ed andrebbero aumentate perché il gruppo aveva creato una vera e propria associazione camorristica. Continua la via crucis processuale anche per quattro imputati per i quali la Procura aveva chiesto condanne di 5 anni e che sono stati assolti dal Gip di Salerno. Erano state quattro le assoluzioni su undici imputati. In primo grado sono stati assolti Elvira Improta, Palma Pasquale, Panariello Marcello e Patrone Nicola (tutti difesi dall’avvocato Gennaro De Gennaro).
Per questi la DDA ritiene che non dovevano essere assolti perché le prove li incastravano. Intercettazioni ambientali e telefoniche che parlavano chiaro. Secondo i pubblici ministeri Patrone Nicola aveva partecipato all’estorsione ai danni dell’Iper G facendo il palo. Ed era stato assolto. Grave anche la posizione di Panariello Marcello e Palma Pasquale considerati coloro che recuperavano le armi per il gruppo.Lo scontro processuale continua. Ora l’appello sarà chiamato a pronunciarsi sulle condanne già applicate e sulle quattro assoluzioni.
Da una parte c’è chi vuole l’aggravamento. Dall’altro le assoluzioni. La parola passa alle aule di tribunale.


Articolo pubblicato il giorno 28 Settembre 2019 - 09:59
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