Quarant’anni e non immaginarli. Fra pochi giorni Roberto Saviano raggiungerà un traguardo che lui stesso definisce inaspettato: “Non credevo di arrivare a quarant’anni. Quando è accaduto tutto quello che mi è accaduto avevo 26 anni, e anno dopo anno sembrava qualcosa che strappavi al destino, a una condanna. Quindi non ci pensi più”, racconta lo scrittore in un’intervista a Circo Massimo, su Radio Capital, “E anche la tua famiglia vive una condizione di sospensione perenne. Ogni anno c’era qualcuno, un’istituzione, che ripeteva che la situazione continuava, e continua, a essere molto difficile; e dall’altro c’è un pezzo di mondo che negli ultimi anni è stato durissimo e ti dice che è tutta una messa in scena. E si vive così una situazione assurda”. Ne valeva la pena? “La risposta che mi arriva dalla pancia è no, non ne valeva la pena, perché ciò che si perde è tanto”, riconosce l’autore di Gomorra, “Ovviamente guardando il percorso riesco a pesare il valore delle cose: le mie scelte sono state importanti per molte persone, sento che non è stato un percorso solitario, sento che c’è stata stata una necessità, e razionalmente mi rendo conto che il risultato è stato importante. La fiducia per esempio la perdi perché, come potete immaginare, è un continuo sentirsi osservati, valutati, cercare un piede in fallo. Dai fastidio solo perché attiri curiosità, quindi sei ingombrante, e non vorresti esserlo”.Nell’intervista a Simonetta Fiori sul Venerdì di Repubblica oggi in edicola, Saviano ricorda il momento in cui gli suggerirono di fare testamento: “Fu un momento incredibile. Non avevo ancora compiuto 27 anni. Ero in una caserma e mi fu chiesto di lasciare una serie di dettagli dicendomi che così sarei stato più sereno, che avrei messo le cose a posto. Lo ricordo come ieri, presi ridendo questa richiesta ma poi, mentre scrivi, inizi a fare una valutazione della tua vita e a ragionare sulla tua morte. Tutto questo era ed è dato come una situazione normale. Però ho iniziato a ragionare pensando che ero in qualche modo fortunato, perché sano, perché non avevo una malattia, perché non ero in carcere. E il testamento mi fa sentire in una situazione paradossale, perché arrivi a un certo punto e dici ‘cazzo, se divento vecchio ho vissuto tutta la vita continuamente in guerra e alla fine l’ho scampata’, hai la sindrome del sopravvissuto, una cosa che per certi versi ti fa godere ogni minuto, ma per altri lato ti fa sentire la sindrome d’assedio, che è terribile, e in una dimensione in cui la tua vita spesso viene vista come prova dell’essere un traditore o un bugiardo, perché se fossi davvero a rischio saresti morto. Ti devi sentire in colpa perché non sei morto, perché sei vivo”.
Il governo è cambiato, e al Viminale non c’è più Matteo Salvini, da cui Saviano è stato continuamente attaccato. Ma lo scrittore è cauto: “Non urlo allo scampato pericolo. I motivi per cui Salvini ha acquistato tutto questo consenso sono ancora tutti lì, non mutati. La sua strategia oggi sembra perdente, probabilmente si è lasciato dominare da questo desiderio autoritario, ma in realtà il vero tema rimane che la politica non sta affrontando i nodi, e anche il dibattito pubblico è dominato dal gioco delle parti: Salvini e anti Salvini, scissioni, spartizioni, e i temi spariscono. L’unico modo per potersi sentire al riparo da un ritorno di Salvini”, ragiona, “è cominciare ad affrontare questi temi. Ma in realtà dai temi fiscali, alla criminalità, all’immigrazione, tutto questo passa in secondo ordine perché arriva nel dibattito come commento a un post, come riflessione”. Sull’immigrazione, però, Saviano vede “un pezzo di opinione pubblica che è riuscito con fatica a mostrare che le persone non si possono lasciare in mare. Questo sì, è un cambio di passo”. La querela dell’ex ministro degli Interni contro Saviano “è ancora in piedi. È cambiato molto, ovviamente senti un pezzo di istutuzione che non è lì a puntarti, ma se devo dirti che sento che è cambiato qualcosa… no. La pressione e l’essere ancora nel mirino lo sento ancora, le parole sempre più violente di Salvini continuano a tenere le persone, e non solo l’unico che considera un nemico, in uno stato di tensione. Io non ho paura, continuerò il mio percorso. E il nuovo governo deve lanciare immediatamente messaggi in controtendenza. Le macerie lasciate da Salvini e il clima terribile creato da Salvini… ecco, se questo governo vuole essere in controtendenza, deve immediatamente capire dove andare”.
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