Tre condanne e due assoluzioni: si è chiuso così il processo davanti al giudice Carotenuto per la morte di Raffaele Venditti, l’operaio di 47 anni di San Cipriano d’Aversa morto nel marzo del 2010, folgorato mentre lavorava all’interno del cimitero di Villa Literno. Il giudice ha condannato a 5 anni l’imprenditore di Villa Literno. Pasquale Mastrominico; ad un anno e sei mesi l’ingegnere Luciano Pianese di San Marcellino; a 2 anni e 2 mesi Vincenzo Schiavone di Casal di Principe; ha mandato assolti gli altri due imputati, Giuseppe Maria Nolè di Aversa ed Antonio Fabozzi di Villa Literno.
Il processo è nato in seguito al decesso di Venditti che stava lavorando all’ampliamento dei loculi cimiteriali a Villa Literno: l’operaio fu folgorato da una scarica d’energia elettrica ad alta tensione. Per lui non ci fu nulla da fare. Le indagini portate avanti dalla Procura della Repubblica hanno permesso di appurare che l’operaio era stato assunto in nero e che non vi erano i necessari “adempimenti” per garantire la sicurezza dello stesso; ma che l’imprenditore Mastrominico, insieme al medico Schiavone, avevano falsificato le cartelle mediche relative ad altri operai per i controlli di routine: fatto emerso per la denuncia del dottore a cui furono addebitati i controlli. Per questo motivo Schiavone e Mastrominico sono stati condannati anche per falso.
Il giudice Carotenuto ha inoltre disposto il risarcimento danni in favore delle parti civili ed una provvisionale immediatamente esecutiva di 50mila euro in favore degli eredi dell’operaio morto. Nel collegio difensivo erano impegnati gli avvocati Mario Griffo, Vittorio Giaquinto, Luca Tornatora, Massimo D’Errico, Picca e Nicola Ucciero. Le parti civili erano rappresentate da Rossella Calabritto e Goffredo Grasso.
Gustavo Gentile
Articolo pubblicato il giorno 19 Settembre 2019 - 08:34