Salvatore Palumbo, il becchino con la passione della canzone, conosciuto col soprannome di ‘o cardillo (il cardellino, ndr), attaccato sui social dopo che da qualche giorno è apparso mentre cantava sul carro funebre, ha raccontato cosa sta vivendo in questi giorni. “Sto vivendo un incubo – confessa l’addetto alle pompe funebri del centro di Napoli – ho sbagliato, chiedo scusa e mi vergogno. Ma davvero ho sentito cose che non erano assolutamente vere”. Salvatore e’ turbato. In questi giorni, quando il video in cui canta con la bara alle spalle e’ diventato virale sui social, ha dovuto cancellarsi da facebook. “Lo ripeto ho sbagliato, ma ho sentito tantissime cose non vere sul mio conto che hanno ferito me e la mia famiglia. La prima e’ che quella bara che si vede nel video non era piena. Non c’era nessun morto in quel carro funebre. Doveva essere uno scherzo, un gioco di cui ora mi pento, che mi ha creato tantissimi problemi” racconta visibilmente turbato Salvatore Palumbo. “Io ho perso un figlio piccolo – racconta quasi in lacrime – e so cosa significa il dolore del distacco”. Palumbo spiega anche come e’ nata l’idea di cantare in quel carro funebre. “Dei colleghi mi hanno detto ‘facciamo un video mentre canti’. Io ho accettato ed ho sbagliato, ma nessuno deve continuare a dire che li’ c’era un morto. Se cosi’ fosse stato avremmo avuto l’auto dietro dei parenti. E vi pare possibile che io cantavo a pochi metri da persone che piangevano? Quel video doveva essere uno scherzo. Mi hanno detto di averlo cancellato, invece non era vero. Sono stato vittima di un’infamità. E sto pagando con la mia famiglia e i miei figli quest’errore” spiega Palumbo. E’ proprio per i suoi figli che Palumbo ha deciso di metterci la faccia: “Nei giorni scorsi ho subito insulti, addirittura minacce di morte. I miei figli leggendo queste cose mi hanno chiesto ma papa’ cos’hai combinato? Mi vergogno di aver commesso questo errore, ma almeno che si dica la verità. Che si racconti le cose come stanno. Quel carro non era pieno, non ho mancato di rispetto a nessun defunto”.
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