Continuano gli eventi critici che coinvolgono le carceri campane, le ultime notizie continuano a giungere dalla Casa Circondariale di Avellino dove, nell’ultimo periodo, si sono susseguiti gravissimi episodi di violenza in danno di poliziotti penitenziari nonché inauditi atti di violenza tra detenuti appartenenti a diverse fazioni. Negli scorsi giorni sempre nel carcere di Avellino sono stati rinvenuti all’interno di una cella sei telefoni cellulari che venivano utilizzati da detenuti appartenenti al circuito alta sicurezza.
Ricordiamo, inoltre, la violenta aggressione avvenuta negli ultimi giorni del mese di agosto, dove alcuni detenuti di origine italiana, si sono prepotentemente introdotti in una cella occupata da altri detenuti di nazionalità estera e li hanno violentemente malmenati, tanto che uno dei due detenuti vittima della feroce aggressione è addirittura finito in coma ed oggi, Purtroppo è deceduto, mentre l’altro ha entrambe le braccia fratturate. In merito a questa escalation di violenza il Segretario Generale del Sindacato “S.PP.” Aldo DI GIACOMO afferma: “abbiamo denunciato la grave situazione delle carceri Campane ormai da tempo, strutture che per diversa natura sono ormai fuori da ogni controllo di legalità, la situazione è drammatica un po’ ovunque, ma la Campania, anche in virtù della popolazione detenuta presente e della diffusa criminalità organizzata presente su tutto il territorio regionale, è una realtà che andrebbe gestita in maniera totalmente differente da come invece avviene. In Campania come nella stragrande maggioranza delle strutture penitenziarie del paese lo Stato ha perso il controllo. Ciò che sta accadendo nel carcere di Avellino è inaccettabile, dimostra tutta la inadeguatezza gestionale di chi è ai vertici della struttura che, a nostro avviso, dovrebbe essere immediatamente rimosso dall’incarico.” Ciò che ci indigna è la testarda volontà ideologica di portare avanti scelte che si sono mostrate fallimentari e dannose per il sistema, che hanno permesso di far diventare dei servitori dello Stato, i Poliziotti Penitenziari, carne da macello ed ultimo baluardo di legalità all’interno delle carceri, sempre più isolati ed abbandonati ad un triste destino. In questi ultimi anni, tanto il mondo della politica quanto i vertici dell’amministrazione penitenziaria, hanno mostrato la totale inadeguatezza nella gestione delle carceri, adottando sempre più la c.d. politica dello struzzo, rifiutandosi di guardare in faccia alla realtà, fingendo sempre che tutto andasse bene, facendo finta di non accorgersi che il castello di sabbia che stavano cercando di costruire, di giorno in giorno si sgretolava nella più totale indifferenza delle Istituzioni. Noi del Sindacato Polizia Penitenziaria “S.PP.”, afferma Di Giacomo, non ci siamo mai nascosti,
abbiamo sempre denunciato le inefficienze del sistema, abbiamo manifestato ad ogni livello il nostro disappunto ed il nostro sdegno giungendo sino al Presidente della Repubblica, purtroppo, e lo diciamo con rabbia e non con rassegnazione, nulla si muove. Situazioni come quelle di Avellino sono davvero inaccettabili, noi riteniamo che uno Stato, che possa
definirsi tale, non può e non deve accettare di non avere il controllo delle sue strutture, in questo caso delle carceri, permettendo ai mafiosi ed ai camorristi di continuare a comandare e gestire le organizzazioni criminali dall’interno dei penitenziari che invece dovrebbero essere luoghi atti a garantire l’isolamento dalla società di pericolosi criminali. Il sistema carceri Italiano dimostra il totale fallimento del mondo della politica che dimenticando di amministrare un paese che vede la presenza storica di organizzazioni criminali efferate ( Mafia, ‘Ndranghera, Camorra, Sacra Corona Unita ed oggi le mafie dell’est Europa e la feroce mafia nigeriana), contrariamente ad ogni logica di tutela per la sicurezza del paese e dei suoi cittadini, credendo di essere a Stoccolma, si è inventata la cosiddetta vigilanza dinamica, che ha consegnato in maniera definitiva il controllo delle carceri alla criminalità organizzata.
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