Un giovane di colore si è tolto la vita, questo pomeriggio alle 17:20 circa, sparandosi alla testa con la pistola di una guardia giurata in servizio nel tunnel della stazione metro B Tiburtina. Secondo quanto si apprende il suicida ha prima aggredito il vigilante con una coltellata e, una volta rubata l’arma, si è sparato. La guardia giurata di 55 anni originaria di Caserta in servizio all’Italpol è stata ricoverata in codice rosso al policlinico Umberto I. E’ cosciente e non in pericolo di vita il vigilante ferito questo pomeriggio alla stazione Tiburtina. Portato in codice rosso al policlinico Umberto I, è stato raggiunto da diverse coltellate al collo. Ancora da capire le motivazioni che hanno portato prima all’aggressione e poi al suicidio del giovane aggressore.”Passavo per la parte iniziale del tunnel della metro e ho sentito un colpo. Ho visto un uomo di colore col sangue alla testa sdraiato – ha raccontato un macchinista – Vicino a lui un coltello e una pistola. E c’era una guardia giurata ferita alla pancia”.
Molto duro il commento di Giuseppe Alviti, leader associazione guardie particolari:”Continua la carneficina di guardie giurate, dovremo fermarci tutti per un mese a protestare duramente all’ interno del parlamento”.
“Servizi come quello che stava svolgendo oggi il collega alla stazione della metro B Tiburtina dovrebbero essere svolti da guardie che abbiano uno specifico addestramento e protezioni. Quando è stato aggredito si trovava solo. Il servizio era stato disposto così? La Questura, che deve approvare i servizi, sapeva che il collega si trovava da solo a svolgere servizio? E la Polizia Ferroviaria, che questi servizi li sovrintende, era al corrente delle modalità del servizio? Dovrebbero essere almeno in due gli operatori impegnati in queste situazioni, similmente a quanto avviene per le forze di polizia in ambito ferroviario”. Così, in una nota, Vincenzo Del Vicario, segretario nazionale del Savip, sindacato autonomo vigilanza privata. “Delle guardie giurate sembra non curarsi nessuno – conclude – né la Questura di Roma né il Ministero dell’Interno. Esistono, dunque, responsabilità dei delinquenti ma esistono anche quelle di chi, in condizioni di rischio, lascia che ci si mandi allo sbaraglio”.
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