“Ciò che sta accadendo in Toscana dovrebbe farci riflettere sull’uso, ma soprattutto sull’abuso, degli antibiotici. Questo superbatterio è anche la conseguenza dell’impiego non sempre motivato e razionale di strumenti preziosi per la salute, che però adoperiamo con eccessiva leggerezza. Il problema è che in questo momento nessuno è al sicuro, basta che un portatore inconsapevole si sposti in Campania (o in qualsiasi altra Regione) per iniziare a contare nuove vittime. Se questo superbatterio è resistente agli antibiotici probabilmente è resistente anche ai disinfettanti, quindi le misure di contenimento devono basarsi sulla prevenzione della contaminazione rinforzando le misure di barriera e la
ricerca dei portatori”. Maria Triassi, Dipartimento di Sanità Pubblica della Federico II di Napoli, commenta così l’epidemia del superbatterio resistente agli antibiotici che sta dilagando nell’area nord-ovest della Toscana. “New Delhi”, un ceppo nuovo del batterio Klebsiella. Oltre ad ammonire sull’impiego eccessivo e non razionale degli
antibiotici, che sta portando alla nascita di questi ceppi resistenti, Triassi sottolinea anche la necessità di potenziare la ricerca di nuovi antibiotici e di rafforzare il Sistema della prevenzione nazionale e regionale potenziando il ruolo dei Dipartimenti di Prevenzione : non dimentichiamo che la Toscana ha subito per anni una epidemia di meningite arginata con molte difficoltà”. Triassi suggerisce quindi massima attenzione sul monitoraggio della situazione. “Il superbatterio in meno di un anno ha già causato 32 morti e colpito almeno 75 pazienti, non possiamo permetterci leggerezze. L’Ndm, New Delhi Metallo beta-lactamase, un enzima prodotto da batteri normalmente presenti nell’intestino, in grado di distruggere molti tipi di antibiotici compresi i carbapenemi, utilizzati per le infezioni gravi. Nessun allarmismo, ma è determinante che ci si muova con grande cautela”.
Articolo pubblicato il giorno 18 Settembre 2019 - 08:30