Se il mondo del web non conosce confini, il diritto all’oblio, invece, si ferma alla frontiera dell’Unione europea. Con una sentenza destinata a far discutere ancora per molto tempo, la Corte di giustizia Ue ha sconfessato la Commissione francese dell’informatica e delle liberta’ (Cnil) che nel 2016 aveva inflitto a Google una multa da 100mila euro per non aver applicato il cosiddetto “diritto all’oblio” a tutte le versioni del suo motore di ricerca. Dal 2014 ogni cittadino europeo ha il diritto di chiedere ai motori di ricerca di eliminare i link ai siti contenenti informazioni datate che potrebbero ancora avere un effetto sulla vita di chi ne e’ protagonista. Il vecchio pignoramento di una casa o qualche piccolo guaio con la giustizia sono i classici esempi al centro di un tale procedimento che, tuttavia, non implica la cancellazione delle informazioni dal web, ma rende solamente piu’ difficile trovarle, “deindicizzandole” dai risultati di una ricerca. Pur sottolineando che per far davvero dimenticare alcuni fatti del passato occorrerebbe un’azione a livello globale, i giudici hanno ammesso che molti Stati terzi non riconoscono il diritto all’oblio o lo applicano diversamente. Per questo la normativa europea ha valore solo nei Paesi dell’Unione, anche se i motori di ricerca devono mettere in pratica tutte le misure necessarie per “scoraggiare” gli utenti dall’accedere, attraverso l’elenco dei risultati, a loro versioni “extra Ue” (come Google.com o Google.ca). “Leggeremo le motivazioni della decisione, che pero’ ha sicuramente un impatto rilevante sulla piena effettivita’ del diritto all’oblio” ha commentato il Garante per la privacy, Antonello Soro, che ha definito “anacronistica” la barriera territoriale riconosciuta dalla Corte Ue. Di “sconfitta per i cittadini” ha parlato invece l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle Isabella Adinolfi, secondo cui “la tutela dei diritti non puo’ avere confini”. “Dal 2014 ci siamo impegnati per implementare il diritto all’oblio in Europa e per trovare un punto di equilibrio tra il diritto di accesso all’informazione e la privacy. E’ bello vedere che la Corte abbia condiviso le nostre argomentazioni”, ha commentato dal canto suo Google per bocca del Senior Privacy Counsel, Peter Fleischer. La sentenza europea fa il paio con un’altra decisione della Corte Ue che riguarda invece il ricorso di quattro cittadini contro il rifiuto del Cnil di obbligare Google ad applicare il diritto all’oblio nei loro confronti. I giudici hanno chiarito che il divieto di trattare alcuni dati personali sensibili riguarda anche i motori di ricerca, ma che questi non possono essere ritenuti responsabili di quanto pubblicato sul web da siti terzi. Non accenna a calmarsi quindi l’annosa battaglia che vede Google opposto al Cnil. I 100mila euro al centro della sentenza di oggi sembrano bruscolini rispetto alla multa record da 50 milioni di euro che l’autorita’ francese ha imposto al gigante di Mountain View per la sua politica di gestione dei dati personali in Francia, giudicata poco trasparente. Google ha presentato ricorso e anche in questo caso il risultato del procedimento potrebbe scrivere una nuova pagina del diritto informatico europeo.
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