“Quando il capo politico del M5S smetterà di giocare con la democrazia?”: se lo chiede costituzionalista Sabino Cassese in un’analisi sul Corriere della Sera sul voto della Piattaforma Rousseau sul Conte-bis voluto da Luigi Di Maio. “‘L’ultima parola spetta agli iscritti’. Quindi, oggi gli iscritti-certificati al M5S (poco piu’ di 100 mila persone) decidono se si fa il governo con il Pd”, osserva Cassese. Secondo il ragionamento di Cassese, se il responso sarà positivo “la decisione dei gruppi parlamentari del Movimento, regolarmente comunicata al presidente della Repubblica, sarà confermata”, ma nel caso contrario cosa accadrà?, si chiede. “I gruppi parlamentari, smentiti dagli iscritti, dopo essersi pronunciati a favore della nuova formazione di governo, che faranno? Si dimetteranno?”, insiste il costituzionalista e aggiunge: “Poiché è il capo dello Stato che ha dato l’incarico per la costituzione di un nuovo governo sulla base delle indicazioni dei gruppi parlamentari di M5S e Pd, che farà?”. “Coloro che hanno deciso di avviare questa consultazione, a questo stadio della procedura di formazione del governo (e non prima che si pronunciassero i gruppi parlamentari), non si rendono conto della contraddizione in cui hanno cacciato il M5S”, ha lamentato Cassese. Perché il risultato sarebbe che “la volontà del maggior numero (i rappresentanti-delegati di 11 milioni di elettori del M5S) sarebbe cancellata da quella del minor numero (una maggioranza di 50-60 mila iscritti al M5S), smentendo le invocazioni populistiche del Movimento”. In sostanza, conclude il giudice emerito della Corte costituzionale, il risultato è che i rappresentanti del popolo “sarebbero smentiti dal partito, rinverdendo i fasti della migliore partitocrazia”. Un vero e proprio paradosso, per “la forza politica che invoca il popolo a ogni piè sospinto” e che “lo metterà invece a tacere per dar voce ai propri esigui iscritti”.
Articolo pubblicato il giorno 3 Settembre 2019 - 08:21 / di Cronache della Campania