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Il padre del francese morto in Cilento scrive una lettera al 118 nazionale: ‘Tanti dubbi irrisolti’

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Troppi gli interrogativi rimasti in sospeso sulla morte di Simon Gautier, il giovane francese, caduto in un dirupo il 9 agosto durante un’escursione in Cilento e trovato senza vita nove giorni dopo. Il patrigno Olivier Compte ha scritto una lettera al presidente del 118 nazionale Mario Balzanelli alla ricerca di risposte che le istituzioni italiane non hanno ancora fornito ai genitori. Restano tuttora dubbi sui tempi dei soccorsi e sulle indagini per localizzare il giovane. Proprio il giorno del ritrovamento la Procura di Vallo della Lucania aprì un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità su presunti ritardi. Compte, nella lettera espone una serie di domande rivolgendosi a Balzanelli che, proprio in relazione al caso, ha sollevato il problema della geolocalizzazione e denunciato che “se l’Italia avesse applicato la direttiva Ue recepita nel 2009, il ragazzo sarebbe stato immediatamente localizzato, soccorso in tempi rapidissimi, a prescindere dal fatto che avesse potuto obiettivamente sopravvivere o meno alle lesioni”. “Simon ha chiamato 112 e 118 venerdì 9 agosto alle 9, il consolato francese afferma di essere stato informato solo lunedì 12 alle 10 – scrive Compte – è vero? Non lo so. Non è possibile, in futuro, istituire un sistema di allerta che avvisi più rapidamente il consolato appropriato, dal momento che la persona da salvare è straniera?”. “Ci sono volute 80 ore – sottolinea – per essere contattati. Perché? E’ difficile per 118 o 112 chiedere all’operatore (in questo caso Vodafone Italia) gli ultimi numeri chiamati da Simon e contattare rapidamente i suoi parenti o amici?”, chiede. E ancora: “Ci sono voluti otto giorni di ricerche per utilizzare la telecamera di Policastro e così ridurre l’area di ricerca. Tuttavia avevamo indicato già lunedì 12 agosto al Consolato e il 13 ai Carabinieri che i soccorsi dovevano analizzare il viaggio di Simon dall’8 agosto, e i suoi dati telefonici. Perché un’attesa così lunga? Non abbiamo mai saputo se i dati telefonici dell’8 sono stati analizzati”. Comte, inoltre, domanda se, in attesa di una geolocalizzazione automatica, e quando i dati dei cellulari non forniscono informazioni precise, “perché non è possibile addestrare gli operatori di 118 o 112 a utilizzare il GPS del telefono della vittima, ad esempio attivando GoogleMaps? Non è necessario il 3G per questo, o una tecnologia aggiuntiva”. Il presidente del 118, dal canto suo, risponde alla lettera di Compte “intrisa di dolore, lucida, spietata negli interrogativi”: “da un lato pone domande a cui non sono in grado rispondere perché gli argomenti riguardano le autorità competenti. Dall’altro, ci interroga sui nostri sistemi di soccorso”. E conclude rinnovando l’appello al premier Conte e al ministro dello Sviluppo Patuanelli ad intervenire subito per l’applicazione della direttiva sulla geolocalizzazione, “in ricordo di Simon Gautier”.


Articolo pubblicato il giorno 25 Settembre 2019 - 19:51


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